Libia: l’Onu denuncia traffico armi e presenza mercenari

di Enrico Casale
guerra in libia

In Libia continuano le violazioni all’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite e non prosegue il ritiro di mercenari e militari stranieri. Fattori questi che minacciano di interrompere i successi duramente conquistati nel processo di transizione del Paese in vista delle imminenti elezioni.

È questo il quadro tracciato nell’ultimo rapporto presentato da Jan Kubis, inviato speciale del Segretario generale e responsabile della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Libia, ad Antonio Guterres, Segretario generale Onu.

“I progressi e i risultati significativi degli ultimi mesi devono essere consolidati, i processi devono riprendere slancio”, ha affermato Kubis, sottolineando che “le autorità e le istituzioni della Libia devono essere all’altezza delle loro responsabilità” e la comunità internazionale deve fornire un sostegno significativo per aiutare a far avanzare la riconciliazione e l’unificazione nazionale.

Parlando della situazione della situazione della sicurezza, Kubis ha detto: “Il cessate-il-fuoco continua a reggere” e il rafforzamento della fiducia tra le due parti prosegue. Tuttavia, i progressi su questioni chiave – come la riapertura della strada costiera tra Sirte e Misurata e il ritiro dei mercenari stranieri – si sono arrestati.

Inoltre, un recente rapporto delle Nazioni Unite “ha dipinto un quadro desolante” del mancato rispetto dell’embargo sulle armi, in violazione delle risoluzioni del Consiglio 2.570 (2021) e 2.571 (2021).

“L’uso continuato, la presenza e le attività di migliaia di mercenari, combattenti stranieri e gruppi armati è una minaccia significativa non solo per la sicurezza della Libia, ma per l’intera regione”, ha detto, sottolineando che gli eventi recenti e inquietanti in Ciad servono per ricordare il legame tra la situazione della sicurezza in Libia e la stabilità nella regione.

Il ritiro tempestivo dei combattenti stranieri deve essere accompagnato da maggiori sforzi in Libia e nella regione più ampia per affrontare le cause profonde dell’instabilità attraverso la riconciliazione inclusiva, la costruzione della pace e lo sviluppo, ha affermato.

Condividi

Altre letture correlate: