L’Etiopia smentisce l’uso di armi chimiche in Tigray

di Valentina Milani
guerra in Tigray Etiopia

Il governo etiope ha smentito i rapporti secondo cui le sue forze armate avrebbero utilizzato armi chimiche nel conflitto in Tigray, dove l’esercito nazionale ha combattuto (e starebbe ancora combattendo) contro il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf).

In un articolo del reporter Will Brown, pubblicati sul quotidiano britannico Telegraph, si accusano i militari di Addis Abeba di aver utilizzato armi di distruzione di massa, alcune delle quali bandite dalle Nazioni Unite. Il reportage è accompagnato da immagini esclusive di donne e bambini bruciati da sostanze simili al fosforo.

In una dichiarazione ufficiale, il ministero degli Affari esteri ha accusato il Telegraph di condurre “campagne diffamatorie”, sostenendo che il Paese non ha mai usato tali armi all’interno e all’esterno dell’Etiopia, aggiungendo che Addis Abeba rispetta i trattati internazionali.

“Il ministero – è scritto nella nota – desidera respingere categoricamente le accuse. L’Etiopia non ha impiegato e non impiegherà mai munizioni vietate perché prende molto sul serio i suoi obblighi internazionali. L’Etiopia condanna fermamente anche l’uso di armi chimiche”.

Secondo il governo di Addis Abeba, l’articolo è “malizioso e irresponsabile”, e, in parte, alimenta “ulteriori tensioni”.

Le truppe etiopi, sostenute da quelle eritree e dalle milizie amhara, hanno contrastato duramente i membri dei gruppi armati legati al Tplf. In diversi rapporti si indica l’uccisione di migliaia di civili. La comunità internazionale ha più volte invitato il governo etiope a far tacere le armi e a far giungere gli aiuti umanitari. Ha inoltre chiesto ad Asmara di ritirare le proprie truppe dal Tigray anche se reparti eritrei sono ancora nel Tigray.

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