Il ministro dell’Informazione eritreo Yemane Gebremeskel (nella foto) ha detto ieri all’Afp che l’Etiopia ha condotto e sta conducendo “un’intensa campagna di propaganda negli ultimi due anni, volta ad alimentare le sue ambizioni irredentiste” e ha denunciato “menzogne e accuse infondate” da parte di Addis Abeba.
Due giorni fa infatti, in una lettera del ministro degli Esteri etiope Gedion Timothewos al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, l’Etiopia ha accusato il governo eritreo di collaborare con il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) per preparare una nuova offensiva militare, denunciando la “collusione evidente” tra il governo di Asmara e una fazione radicale del Tplf e dicendo che “stanno attivamente preparando la guerra contro l’Etiopia”.
Ieri è arrivata la risposta del governo eritreo e del Tplf, che in due note distinte e separate hanno ribadito lo stesso concetto: Addis Abeba mente, con il Tplf che ha respinto le accuse e si è detto “preoccupato che il governo federale sembri preparare una nuova guerra nella regione basata su accuse infondate”.
Le relazioni tra i due Paesi, già segnate da decenni di tensioni e guerre, si sono nuovamente deteriorate. Dopo l’indipendenza dell’Eritrea nel 1993 e la sanguinosa guerra di confine del 1998-2000, che provocò decine di migliaia di morti, il disgelo del 2018 — seguito all’arrivo al potere del primo ministro Abiy Ahmed — sembrava aver aperto una nuova fase di cooperazione. Le forze eritree avevano persino combattuto al fianco dell’esercito etiope nella guerra del Tigray (2020-2022).
Ma dopo l’accordo di pace di Pretoria del novembre 2022, i rapporti si sono nuovamente irrigiditi. Asmara accusa Addis Abeba di ambizioni territoriali sul porto di Assab, sul Mar Rosso, mentre Abiy ha più volte ribadito l’intenzione di “riconquistare l’accesso al mare” perso dopo l’indipendenza eritrea.



