Lampedusa, l’avventura dei migranti nelle loro parole

di Enrico Casale

Sabato scorso quarantuno migranti sono arrivati a Lampedusa. Per attraccare, Alex, la nave che li trasportava, ha dovuto sfidare il divieto del ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, di entrare nelle acque territoriali italiane.
Due migranti hanno parlato della loro avventura e delle loro sensazioni dopo essere stati salvati al largo della costa libica.

«Affrontare il Mar Mediterraneo, mettendo a rischio la sua stessa vita, è molto, molto difficile perché, una volta imbarcato, non hai più scelta. La tua vita è in gioco e vivere o morire ha le stesse probabilità. Vivere o morire è la stessa cosa», spiega Didier, un ragazzo di 19 anni, migrante camerunese.

L’arrivo è stato, a suo parere, molto emozionante ed è stato sorpreso nel vedere persone accogliere i migranti sulle banchine di Lampedusa. «Ci hanno mostrato amore, applaudivano, ci mostravano la loro felicità nell’incontrarci. Erano felici di sapere chi eravamo, non ci hanno giudicato».

Un altro migrante dalla Guinea ha ricordato di aver avuto paura al momento del salvataggio, perché temeva di essere riportato in Libia. «Ho chiesto a un soccorritore: “Sei sicuro che siamo al sicuro? Temevo che i soccorritori ci avrebbero riportato in Libia, capisci cosa sto dicendo? Invece ci hanno preso subito, ci hanno salvati. Siamo saliti sulla nave di soccorso, dopo poco la Guardia costiera libica è arrivata, non avevano più potere su di noi».

Alex, la nave di soccorso gestita dall’Ong Mediterranea, sarebbe entrata nelle acque italiane senza autorizzazione dopo aver dichiarato che a bordo si stava vivendo una situazione di emergenza e che c’erano «condizioni igieniche intollerabili». L’imbarcazione è stata poi sequestrata dalle autorità finanziarie italiane. L’Ong potrebbe ora essere costretta a pagare una multa fino a 65.000 euro.

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