La strage silenziosa di Beni

di Enrico Casale
Strage di Beni - Repubblica Democratica del Congo

strage di BeniDa 17 mesi, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo si sta perpetrando un massacro di civili inermi nel più assoluto silenzio dei media e della comunità internazionali. L’ultimo caso è di martedì quando nove persone sono state uccise in un villaggio nei pressi di Beni, nel corso di un attacco da parte dei ribelli ugandesi delle Forze Democratiche Alleate (Adf, un gruppo che da anni si oppone al Governo di Kampala e ha base in Congo).

Ma la società civile e i religiosi (locali e missionari) da tempo denunciano le violenze che hanno già fatto più di 400 vittime e reso orfani 495 bambini che frequentano la scuola. Inoltre 837 persone sono state sequestrate. Le stragi sono compiute con armi bianche (machete, asce, coltelli), ma anche con armi improprie (bastoni golpisti in legno, martelli, picconi, ecc.). La prima dè stata compiuta l’11 e il 17 dicembre 2013, a Kikingi Mwenda (nella zona del Ruwenzori). In quell’occasione, 22 persone sono state uccise da miliziani dell’Adf. Da allora gli episodi si sono ripetuti. L’ultimo si è registrato martedì.

«Gli autori dei massacri – spiega in un editoriale il sito di Rete pace per il Congo (http://www.paceperilcongo.it) – hanno un carattere ibrido. Si tratta infatti di gruppi residuali delle Adf-Nalu presenti sul territorio da più di due decenni, ma anche di cittadini locali che collaborano con loro attraverso una rete di operazioni mafiose transfrontaliere e di scambi di informazioni. I miliziani sono spesso riusciti a fare aderire alla loro causa criminale, comprendente anche pratiche jihadiste, certe personalità politiche, ufficiali militari, operatori economici e autorità tradizionali. Queste formazioni sono gradualmente passate da una strategia di offensiva classica a quella intermedia della guerriglia per, infine, adottare la strategia del terrorismo».

Secondo Teddy Kataliko, responsabile di una Ong di Beni, le vittime interpellato dalla Bbc, da qualche tempo si osserva «una pausa nelle operazioni militari» contro i ribelli che si sono stabiliti nella Rdc orientale a partire dal 1995. Kataliko, anche a nome di altre Ong, chiede perciò che il capo dello Stato, Joseph Kabila, ordini un’azione militare su larga scala per liberare la regione dall’Adf e proteggere così la popolazione civile.

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