La scienziata delle patate dolci

di claudia

In Malawi la ricercatrice Felistus Patience Chipungu sviluppa tuberi super-resistenti e super-nutrienti. Un Paese a vocazione agricola, ma particolarmente vulnerabile agli eventi climatici estremi come cicloni e siccità. La sua popolazione è esposta all’insicurezza alimentare. Per scongiurare il pericolo di nuove carestie, la dottoressa Chipungu ha creato in laboratorio nuove varietà di tuberi dalla polpa arancione e dolce. Gli effetti? Prodigiosi

di Irene Fornasiero foto di Chris de Bode / Cgiar / Panos / Luz

«Quando le formiche volanti escono dalle loro tane all’inizio della stagione delle piogge, non è affatto un buon segno», spiega Gerard Action, contadino del distretto di Nsanje, nel sud del Malawi. «Significa che presto arriveranno precipitazioni violente e i nostri campi finiranno sott’acqua». Gerard ha l’aria pensierosa, ma è meno preoccupato che in passato: sa che il suo raccolto non è pericolo. «Le nuove piantagioni di patate dolci resisteranno alle alluvioni e non marciranno come accadeva con le vecchie colture», dice convinto.

Lo spettro della fame

A beneficiare della nuova specie di tuberi – resistente agli eccessi di acqua dovuti a piogge torrenziali ma anche ai prolungati periodi di aridità – sono migliaia di agricoltori del Malawi, nazione africana particolarmente vulnerabile agli eventi climatici estremi come cicloni e siccità, esposta pertanto a una costante condizione di insicurezza alimentare, destinata ad acuirsi coi cambiamenti climatici in atto. Benché l’85% della popolazione sia dedita al lavoro dei campi, i metodi di coltivazione della terra (per più di metà impiegata per il mais) sono arretrati e la produttività scarsa. Non solo. I territori più fertili sono impiegati per piantagioni di colture destinate all’export – tè, tabacco, zucchero, cotone e caffè – che arricchiscono pochi proprietari o aziende straniere. Morale: un Paese a vocazione agricola come questo importa ogni anno dai 30 ai 50 milioni di dollari di grano e con allarmante periodicità è costretto a dipendere dagli aiuti umanitari per sfamare i suoi cittadini.

Secondo stime Fao, oltre 2 milioni e mezzo di persone – il 15% della popolazione – sono colpite da grave malnutrizione e più del triplo è esposto ai pericoli della fame. Il governo di Lilongwe sta cercando di correre ai ripari affidando a piccoli centri di ricerca il compito di creare in laboratorio – attraverso incroci di sementi diverse – nuove colture in grado di resistere ai capricci del tempo e di fornire maggiori sicurezze ai contadini.

Felistus Chipungu, scienziata dell’International Potato Center, con Gerald Action, un coltivatore di patate dolci.

«Qualità eccezionali»

A capo del progetto c’è una donna che da vent’anni si occupa di mettere a punto e produrre le armi con cui milioni di agricoltori malawiani possano vincere la guerra contro la fame. Il suo nome è Felistus Patience Chipungu. Ricercatrice presso l’International Potato Center di Blantyre, responsabile del progetto nazionale per lo sviluppo e l’integrazione di tuberi di qualità, Felistus ha sviluppato in anni di ricerca nuove specie di radici commestibili e resistenti, tra cui una particolare qualità di manioca e le pregiatissime patate dolci riconoscibili dalla caratteristica polpa arancione. Un alimento che promette di scongiurare le carestie.

«La resilienza ai fenomeni meteo avversi è solo uno dei molteplici pregi vantati da questi particolari tuberi», spiega la dottoressa Chipungu nel caveau della Bvumbwe Agricultural Research Station, un deposito-vivaio dove si conservano i nuovi germogli prodotti in laboratorio destinati a essere trapiantati nei campi. «Le patate dolci maturano prima, producono maggiori raccolti, sono più nutrienti e sono preferite da coltivatori e consumatori». Nei mercati locali costano leggermente di più delle patate tradizionali, ma il loro valore e il loro gusto sono ineguagliabili. A fare la differenza, inoltre, sono le qualità nutrizionali: polpa e buccia delle patate dolci sono ricche di vitamina A e ciò è particolarmente importante per i soggetti più esposti alla carenza di questa sostanza, come le donne in età fertile e i bambini sotto i cinque anni: una carenza che provoca difetti alla vista e può portare, se perdurante nel tempo, alla cecità.

Felistus Chipungu controlla le piante di patate dolci in una serra

Svolta per i contadini

«Finora abbiamo creato ben nove varietà di patate dolci, nell’ambito di un programma che ha visto collaborare l’International Potato Center con il dipartimento delle Attività di ricerca agricola del ministero dell’Agricoltura», chiarisce Chipungu, diventata un volto noto e amico per migliaia di contadini. «Dal 2009, almeno mezzo milione di famiglie ha ricevuto piante e sementi di patate dolci, e gli effetti già si vedono», aggiunge la donna, che ogni volta che può si toglie il camice da scienziata e gira per le campagne al fine di toccare con mano i risultati del suo lavoro e di fornire preziosi suggerimenti ai contadini sui metodi per migliorare il raccolto.

Gerard Action è la prova evidente che la nuova coltura funziona e dà i risultati sperati. «La resa delle patate dolci è enormemente più alta», conferma il contadino. Che racconta: «I vantaggi della nuova coltura si toccano con mano. La qualità della vita della mia famiglia è sensibilmente migliorata. Un tempo vivevamo sotto un tetto di paglia, oggi abbiamo una casa di mattoni. La crescita dei profitti del raccolto mi ha permesso di acquistare un carro, due buoi, una bicicletta e una moto. Devo dire grazie a queste patate e alla loro creatrice, Felistus».

Il pane buono di Jean

Un’altra donna del Malawi è protagonista di questa dolce rivoluzione. Si chiama Jean Pankuku, è direttrice del laboratorio gastronomico e annessa panetteria artigianale con sede a Blantyre specializzato in alimenti nutrienti e sani fatti esclusivamente con ingredienti locali. «Da quando ho scoperto il gusto e le qualità delle sweet potatoes abbiamo cominciato a elaborare panini e dolci realizzati con questi nuovi tuberi. I clienti ne sono entusiasti», spiega la manager del Tehilah Bakery and Value Addition Centre, che dà lavoro a sei dipendenti e progetta di assumere nuovo personale. «Gli affari vanno bene – sorride –. La pandemia e la chiusura delle frontiere hanno spinto ancora di più a cercare soluzioni ai problemi attingendo dalle nostre risorse, senza aspettarci aiuti dall’esterno». E così è stato. I suoi prodotti a base di farina di patate dolci e manioca si sono rapidamente conquistati la popolarità.

A beneficiarne, naturalmente, sono anche i contadini che forniscono la materia prima. «Lo scorso anno abbiamo acquistato venti tonnellate di patate dolci a chilometro zero da decine di piccoli agricoltori della zona – racconta Jean –. La purea dei tuberi sostituisce il 40% della farina di grano utilizzata per fare pane, focacce e torte. Quest’anno speriamo di aumentare la produzione, che già supera le cinquemila pagnotte di patate dolci al mese. Fatichiamo a star dietro alle prenotazioni. Occorre moltiplicare le piantagioni. Il futuro ci riserverà delle dolci sorprese».

Questo articolo è uscito sul numero 6/2021 della rivista. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.

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