La Nigeria dei 60 anni dall’indipendenza

di Valentina Milani
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Esattamente 60 anni fa, il 1° ottobre 1960, la Nigeria otteneva l’indipendenza dalla corona britannica per diventare, tre anni dopo, una repubblica federale. Il più popoloso Paese africano, nonchè il principale produttore di petrolio del continente, ha dovuto però fare i conti con una storia difficile sin dai primi anni di indipendenza e numerose sono tutt’oggi le problematiche con le quali si deve scontrare.

A soli sette anni dalla proclamazione, scoppiava infatti la famosa guerra del Biafra: una guerra civile che ufficialmente durò dal 1967 al 1970 e che si scatenò in seguito al tentativo di secessione delle province sudorientali della Nigeria di etnia Igbo (o Ibo), autoproclamatesi Repubblica del Biafra. Il conflitto “terminò” con l’arresa degli Igbo, decimati dall’esercito federale e stremati dalla malnutrizione.

A minare la stabilità della Nigeria, oggi, vi è invece il consolidato attivismo, nel nord est del Paese, del movimento estremista Boko Haram che negli utlimi anni ha ucciso oltre 36mila persone tra cristiani, musulmani moderati e forze di sicurezza, oltre a un enorme numero di sfollati.

Una problematica che si somma a quella esistente nel Delta del Niger, nel sud est della nazione, dove una lunga serie di scontri etno-politici originatisi nei primi anni Novanta si sono protratti fino ai giorni nostri. La causa delle tensioni risiede negli interessi economici contesi tra le multinazionali che estraggono il petrolio ed un gruppo di etnie locali che si sono sentite defraudate e sfruttate anche dal proprio governo. Supportati da gruppi paramilitari, fasce di ribelli hanno così dato vita al Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger che, conosciuto come MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta), dichiara di battersi – in modo anche molto violento – contro la degradazione e lo sfruttamento dell’ambiente da parte di corporazioni e multinazionali straniere.

Con una popolazione stimata dall’Onu di circa 200 milioni di abitanti e con un sottosuolo così ricco di materie prima, la Nigeria resta quindi un Paese dalle decisive potenzialità ma ancora caratterizzato da gravi diseguaglianze sociali. Il 40% della popolazione nazionale vive infatti al di sotto del livello di povertà secondo i dati dell’Ufficio nazionale delle statistiche (NBS), che ricorda come in Nigeria la soglia di povertà sia pari a 137.430 naira all’anno, equivalenti a circa 323 euro. I livelli più alti di povertà sono stati registrati nello stato nordoccidentale di Sokoto, dove l’87,7% delle persone vive al di sotto della soglia di povertà rispetto a una percentuale del 4,5% nello stato di Lagos, che ha il tasso più basso di tutta la Nigeria.

Ad ostacolare la crescita e la diffusione della ricchezza al di fuori delle élite, è l’incapacità e forse, anche la non volontà, dell’entourage al potere di diversificare l’economia e costruire necessarie infrastrutture per trasporti ed energia, oltre a non coinvolgere adeguatamente le etnie locali nei processi produttivi. Anche l’esplosione della popolazione pone un freno allo sviluppo, se non gestista in modo costruttivo: se infatti la crescita del Prodotto interno lordo non sta al passo, le diseguaglianze tra le diverse fasce della popolazione continueranno a crescere.

La situazione è oggi ovviamente aggravata dalla pandemia da covid-19 che ha causato un duro contraccolpo all’economia del Paese già indebolita dal crollo del prezzo del petrolio. Il Coronavirus ha contagiato quasi 60.000 prsone e provocato oltre a 1.000 morti.

A sessant’anni dall’indipendenza le sfide che la Nigeria deve affrontare rimangono, evidentemente, ancora molto numerose. Le celebrazioni per il 60° anniversario saranno oggi molto limitate, come previsto dalle misure anti covid-19. Diversi governi locali, tra cui lo stato di Lagos, hanno infatti annullato la loro parata militare. Ma del resto, per tante persone, non ci sarebbe comunuque stato molto da festeggiare.

(Valentina Giulia Milani)

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