La mia nuova vita nella savana

di AFRICA
S’è innamorato dell’Africa tra le righe di un libro. E dopo un viaggio ha deciso di fermarsi in Zimbabwe. Da vent’anni studia da vicino gli animali selvatici e accompagna i turisti alla scoperta della natura più incontaminata. «Qui ho scoperto la felicità»

«Stammi vicino, seguimi in silenzio e tieni gli occhi ben aperti. Qualsiasi cosa accada, non urlare. E soprattutto, per nessuna ragione al mondo, non metterti a correre per cercare di scappare: sarebbe un errore fatale». Gianni Bauce parla con un filo di voce. Cammina con cautela nella boscaglia arroventata dal sole, osserva con il binocolo gli avvoltoi che volteggiano nel cielo terso, ascolta i richiami degli animali che riecheggiano da ogni dove. Con un cenno della mano mi segnala la necessità di fermarsi.

Studia le impronte e gli escrementi sul terreno. Afferra una manciata di sabbia e la lascia cadere per capire la direzione del vento. Poi torna a muoversi con circospezione, accovacciandosi di tanto in tanto, mimetizzandosi nell’ambiente.

Siamo nel Parco di Mana Pools, estrema propaggine settentrionale dello Zimbabwe, al confine con lo Zambia, una delle aree di conservazione più belle e incontaminate dell’Africa australe. La stagione secca ha bruciato l’erba riarsa, spaccato la terra in pezzi come un puzzle inquietante, trasformato la boscaglia in un groviglio contorto di rami neri tra cui occhieggiano miriadi di animali. Ci sono zebre, impala e facoceri che raspano in cerca di bacche e radici. Elefanti impegnati a scorticare alberi di mopane. Un gruppo di licaoni che sonnecchia esausto all’ombra di un baobab dopo aver cacciato un’antilope. Nello Zambesi gli ippopotami grugniscono e sbuffano a pelo d’acqua; i coccodrilli se ne stanno immobili come tronchi sulle rive melmose. In lontananza, un branco di gnu in movimento alza nuvole di polvere rossa.

Niente paura

Stiamo percorrendo disarmati una radura priva di ripari, vulnerabili, esposti a possibili attacchi di belve fameliche. Da qualche parte potrebbero celarsi leoni e leopardi. A pensarci, vengono i brividi. Pare quasi di sentire i loro sguardi puntati addosso. Le risate delle iene maculate sembrano prendersi gioco di noi. Ma la mia guida sa il fatto suo e appare a proprio agio. «A quest’ora i felini stanno riposando, intorpiditi dal caldo torrido – sussurra indicandomi decine di scimmie che saltellano nella prateria –. Se fossero nei paraggi, quei babbuini se ne starebbero al riparo sugli alberi».

Gianni Bauce, 52 anni, origini piemontesi, è un grande esperto di safari e di natura. Guida professionista tra le più qualificate dello Zimbabwe, da vent’anni osserva e studia da vicino la fauna selvatica. Al punto di immedesimarsi con essa. Gli amici del posto gli hanno assegnato il leopardo come totem personale. Forse per via del carattere (solo in apparenza) schivo, solitario, elusivo. O forse perché ama vivere la notte nella boscaglia. Lui spiega: «Nella tradizione shona, il totem è un’entità che ha un significato simbolico particolare per una persona. Accompagna indissolubilmente l’individuo per tutta la vita e viene trasmesso dal padre ai figli. Ne vado molto fiero».

Umiltà e tenacia

Al volante della sua Land Rover, Gianni si sposta tra la Valle dello Zambesi e le praterie delle Matobo Hills, raggiungendo le Cascate Vittoria e il Lago di Kariba, spingendosi talvolta fino al Delta dell’Okavango e alle sabbie del Kalahari. Il suo amore per queste terre è nato tra le righe di un libro. «Dopo avere letto un romanzo di Wilbur Smith decisi di visitare l’Africa meridionale: ero attratto come un magnete da questa regione ricca di bellezze naturalistiche, tutte da esplorare».

Doveva essere una vacanza estiva, un viaggio speciale da raccontare agli amici. Fu una svolta totale. «La prima volta che mi sono trovato a perlustrare da solo una riserva naturale, ho provato una sensazione immensa di felicità e di libertà: ho capito all’istante che questa terra sarebbe stata la mia nuova casa». Senza esitazioni né dubbi, ha preso così la decisione di trasferirsi ad Harare. «Ero stanco della routine, stressato dal lavoro, frustrato da un ritmo di vita che non sentivo più mio».

Un bel giorno ha salutato amici e parenti ed è partito con un biglietto di sola andata: per iniziare una nuova vita tra rinoceronti e leopardi. «Era un’avventura piena di rischi e di incognite, ma fin da piccolo sognavo di vivere a stretto contatto con la natura ed ero intenzionato a fare di tutto per cercare di realizzare quel sogno». Ha dovuto rimettersi in gioco, Gianni. In Sudafrica ha frequentato per tre mesi un corso di addestramento per guide naturalistiche. «Con umiltà e tenacia mi sono messo a studiare libri di ecologia, geologia, climatologia, botanica, etologia; ma quello è stato solo l’inizio. L’esperienza è ciò che più conta, e la fai ogni giorno sul campo».

Con il tempo ha conseguito qualifiche e brevetti prestigiosi (ha persino imparato ad afferrare e rendere inoffensivi i serpenti pericolosi, come la vipera soffiante o il mamba nero), raggiungendo un livello di preparazione e specializzazione che in pochi possono vantare. Non a caso oggi gli capita di essere ingaggiato per addestrare i ranger che lottano contro il bracconaggio.

Nessun rimpianto

Dal più piccolo degli insetti al più grande dei mammiferi non c’è abitante della savana che abbia segreti per lui. Sa distinguere le orme, i versi, i nidi di ogni specie animale. Di ogni pianta o fiore conosce il nome scientifico, le caratteristiche botaniche e le eventuali proprietà benefiche per l’uomo.

Era un tecnico specializzato dell’industria meccanica, oggi è un grande conoscitore e divulgatore del mondo africano. Girare assieme a lui per un parco o una riserva è come sfogliare una formidabile enciclopedia della natura. Un privilegio riservato ai clienti di African Path Safari, il tour operator che lo stesso Bauce ha fondato una decina di anni fa, con cui la nostra rivista proporrà un viaggio esclusivo in Zimbabwe. Tornasse indietro rifarebbe le stesse scelte. «Non ho rimpianti – dice convinto –. L’Africa mi ha reso una persona libera e migliore. In Italia ho lasciato sicurezze e comodità, qui ho scoperto quanto possa essere semplice la felicità. Certo, a volte mi mancano gli affetti che ho lasciato a Caluso, il paese in provincia di Torino in cui sono nato e cresciuto. E non nascondo una certa nostalgia per la cucina italiana. Ma oggi la mia casa è qui».

Dello Zimbabwe – conosciuto in Occidente più per i suoi tormenti politici che per le sue molteplici attrazioni – adora non solo la natura ma anche la cultura e il carattere della popolazione. «La gente del posto non finisce di stupirmi per la sua ospitalità e gentilezza – confida Bauce –. Il massimo che potrebbe accadere a un turista smarrito a piedi in qualche sperduto villaggio o nel centro di Harare in piena notte sarebbe di ritrovarsi a casa di qualche sconosciuto, davanti a un piatto di cibo e un bicchiere di succo d’arancia, coi padroni di casa intenti a prepararsi un giaciglio di fortuna per lasciare all’ospite il loro letto».

Senza fretta…

I turisti, Gianni li accompagna nei safari. «Opero con piccoli gruppi, massimo cinque persone, per limitare l’impatto sulle aree visitate e per far vivere a ciascuno un’esperienza di intima comunione con l’Africa». Le oasi naturali visitate, spesso remote e meno conosciute, non sono mai affollate, come talvolta accade nei parchi più famosi e accessibili. «Molti vengono in Africa con l’ossessione e la frenesia di immortalare con macchine fotografiche o smartphone i grandi mammiferi e predatori. Ma fare un safari nella Valle dello Zambesi non è come guardare un documentario in tivù. Occorre tempo, pazienza, e soprattutto esperienza per scovare gli animali e osservarli da vicino senza disturbarli né pregiudicare la sicurezza».

Il fascino unico di questa regione si svela solo a chi non ha fretta, a chi si merita tanta bellezza. Bisogna essere disposti a sopportare qualche disagio: sobbalzare su interminabili piste sconnesse, sporcarsi scarpe e vestiti di polvere e fango, sopportare il fastidioso ronzio delle mosche tse-tse o svegliarsi di soprassalto nel cuore della notte per il ruggito di un leone.

Ma la natura qui sa essere generosa come in pochi altri posti al mondo. Può capitare, per esempio, che gli elefanti vengano a curiosare nei campi tendati. «Gli incontri ravvicinati coi grandi pachidermi sono una grande emozione: basta rimanere nella propria tenda per godersi lo spettacolo – assicura Bauce, che finora non ha mai avuto problemi o incidenti con gli animali –. Benché sia preparato a gestire imprevisti e situazioni di pericolo, non mi spingo mai oltre il limite del buon senso. Il gusto per l’avventura non deve prevalere sul senso di responsabilità. Amare gli animali significa anzitutto rispettarli. Mai infastidirli o provocarli. Bisogna imparare a conoscerli e ammirarli. Ed è ciò che voglio fare fino alla fine dei miei giorni».

(Marco Trovato)

 

IN VIAGGIO IN ZIMBABWE CON UNA GUIDA SPECIALE: GIANNI BAUCE

Gianni Bauce, guida naturalistica e corrispondente per la rivista Africa dallo Zimbabwe, tra i massimi esperti italiani di fauna africana, sarà l’accompagnatore di un viaggio esclusivo, organizzato dal nostro magazine nel cuore dell’Africa australe, dal 1 al 12 novembre 2020.

Un itinerario speciale in un Paese ancora poco conosciuto ma ricco di sorprese che sapranno stupire il viaggiatore: gli animali della Valle dello Zambesi, le antiche rovine di città misteriose, i meravigliosi paesaggi naturali e popolazioni amichevoli.

Un viaggio tra storia, natura e cultura in compagnia di una guida che vi svelerà i segreti nascosti dello Zimbabwe, firmato dalla rivista Africa, in collaborazione con African Path Safaris.

Restano ancora pochi posti disponibili: qui trovi tutte le informazioni sul viaggio.

Il nostro corrispondente osserva le acque dello Zambesi
Gianni Bauce, guida naturalistica in Zimbabwe
L'erba gialla della Valle dello Zambesi

 

 

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