Kenya, i funerali di Raila Odinga sono un evento nazionale

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

La morte del leader dell’opposizione scuote il paese: quattro vittime negli scontri a Nairobi durante la veglia funebre, mentre il Kenya osserva sette giorni di lutto nazionale.

Sono almeno quattro le persone rimaste uccise giovedì a Nairobi, capitale del Kenya, dopo che le forze di sicurezza hanno sparato e lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla radunatasi allo stadio Nyayo dove era in corso la veglia funebre del defunto leader dell’opposizione, Raila Odinga, ex-peso massimo della politica nazionale morto in India per attacco cardiaco.

La mattanza è andata in onda in diretta tv: la morte di Odinga è infatti un evento che sta paralizzando il paese e, in particolare, la sua capitale, dove molti negozi sono rimasti chiusi e i dipendenti degli uffici pubblici sono stati invitati a restare a casa. Anche numerose aziende di servizi privati hanno preferito rimanere chiuse in segno di lutto, un gesto di rispetto verso un uomo che nel bene e nel male ha segnato un’epoca politica importante per il Kenya. Odinga, per decenni una figura di spicco della politica keniana, è stato prima prigioniero politico e poi candidato alla presidenza per cinque volte, senza mai essere riuscito a mettere piede nella State house. In seguito alla sua morte questa settimana, a 80 anni, migliaia di suoi sostenitori scesi in piazza, sin dalle prime ore del mattino di mercoledì 15 ottobre.

Per l’arrivo della salma di Odinga, giovedì mattina a Nairobi, è stato chiuso l’aeroporto Jomo Kenyatta per tutta la mattinata, con i voli da e per Nairobi ripresi soltanto nel pomeriggio inoltrato. Le stranezze sono cominciate mentre l’aereo che trasportava Odinga era ancora in volo: secondo i media keniani, i tracker online sono stati tra i siti più visitati in quelle ore, con milioni di accessi da tutto il Paese: utenti desiderosi di monitorare passo passo il rientro di Raila Odinga nella terra natìa. Appena entrato nello spazio aereo, per onorare il defunto le autorità aeronautiche hanno cambiato nome e numero del volo: da KQ203 è diventato RAO01, un “gesto simbolico di rispetto”, come hanno spiegato le autorità. Il nuovo codice derivava dalle iniziali di Odinga e dalla designazione numerica in stile presidenziale e sarà utilizzato esclusivamente per questo volo “per onorare la sua eredità di statista e simbolo della lotta democratica del Kenya”.

Almeno 36 ambulanze sono state inviate all’aeroporto, e altre 8 erano fuori dal compound aeroportuale, come misura cautelativa e una folla oceanica è riuscita ad accogliere la bara direttamente sulla pista. Le immagini erano impressionanti, con centinaia di persone sotto l’aereo ad attendere di poter rendere l’ultimo saluto al leader politico keniano: la folla era talmente grande che è stato impossibile svolgere la cerimonia di accoglienza, in cui sarebbe dovuto essere presente il presidente William Ruto e i più alti funzionari dello Stato keniano, che avrebbero dovuto accogliere la salma di Odinga con gli onori militari. Il suo corpo è stato poi trasferito, tra ali di folla in lutto, nella sua residenza nella capitale, nel bellissimo sobborgo di Karen, dove diversi leader politici e personalità keniane, tra cui il presidente William Ruto e la moglie, si sono recati a rendergli omaggio. Durante la veglia a Karen, i media keniani riportano che diverse persone radunatesi fuori dalla residenza Odinga hanno scandito slogan come “Ruto must go” (Ruto deve andarsene, uno dei cori più intonati durante le proteste antigovernative degli ultimi due anni). Nel pomeriggio la salma è stata portata allo stadio Nyayo dove ieri si sono celebrati i funerali di Stato. Oggi la salma verrà trasportata in aereo a Kisumu, dove il pubblico potrà ammirarla allo stadio Moi fino al primo pomeriggio, quando sarà trasportata su strada a Bondo per un’ultima veglia prima della sepoltura, prevista domenica. Il presidente del Kenya William Ruto ha decretato sette giorni di lutto nazionale.

Nello stadio Nyayo, giovedì pomeriggio, è successo di tutto: persone che hanno provato a entrare a bordo di motociclette, un’enorme folla che ha sfondato i cancelli di ingresso facendo scoppiare il caos e provocando la reazione scomposta della polizia, che ha iniziato a sparare in aria ma ha abbassato sempre più il tiro, dei lacrimogeni e dei proiettili veri, provocando quattro vittime. Dopo che le forze di sicurezza hanno sparato, la polizia ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere le migliaia di persone in lutto: la fuga è stata precipitosa, le immagini anche in questo caso erano in diretta tv e sono impressionanti, e in pochi minuti lo stadio si è svuotato, rimanendo deserto.
La folla ha invaso anche le strade vicine e ha cercato di fare irruzione nel Parlamento, dove il governo aveva originariamente programmato l’udienza pubblica.

La figura di Odinga non è stata celebrata soltanto nella capitale: la sua morte infatti ha suscitato un’appassionata devozione tra i suoi sostenitori, in particolare nella comunità Luo, nel Kenya occidentale, molti dei quali ritengono che sia stato defraudato della presidenza a causa di brogli elettorali. Il Comitato funebre di Stato ha annunciato che la sepoltura di Odinga seguirà le tradizioni della Chiesa anglicana ma tuttavia, in quanto stimato anziano Luo, sono già state avviate diverse cerimonie tradizionali tipiche della comunità Luo per onorare il suo “passaggio al mondo degli antenati”. Tutto comincia con il tero wwak, un rituale che segna l’inizio del lutto con l’annuncio della morte: è la moglie del defunto la prima ad annunciare la morte con un lamento, prima che gli altri si uniscano a lei. Si suonano musiche tradizionali e si inviano messaggeri in tutte le case per dare la notizia. Una volta annunciato il decesso, i familiari e gli anziani procedono alla preparazione del corpo, che viene lavato e vestito in abiti tradizionali o formali, un momento al quale seguono le veglie notturne, note come arita: familiari, amici e abitanti del villaggio si riuniscono per piangere, cantare nenie e raccontare la vita e le imprese del defunto, vengono accesi dei fuochi fuori casa, noti come magenga, per tenere al caldo i partecipanti al lutto e offrire simbolicamente calore allo spirito del defunto e questi riti vanno avanti fino al giorno della sepoltura. Secondo le usanze Luo, poiché le sepolture potevano essere effettuate all’interno delle case, la tomba veniva solitamente scavata sul lato destro della casa principale per gli uomini e su quello sinistro per le donne. Non sarà il caso di Odinga e proprio questo ha creato dei dissapori: un tale Michael Onyango Otieno, di etnia Luo, ha presentato un ricorso alla Corte suprema del Kenya sostenendo che i funerali lunghi soltanto 72 ore violino le tradizioni Luo e la Costituzione del Paese, ricorso respinto dalla Corte ma che racconta bene l’importanza che questo genere di riti hanno tra molti keniani.

Uno dei rituali post-sepoltura più importanti è il tero buru, una cerimonia eseguita per purificare la casa dalla morte, solitamente precedeuto da altre celebrazione per agevolare il passaggio all’aldilà. La comunità Luo infatti crede che la morte non segni la fine dell’esistenza, ma piuttosto che segni il passaggio al mondo ancestrale. Attraverso questi rituali, il defunto viene accolto tra gli antenati, che si ritiene proteggano e guidino i vivi.

Membro di una delle famiglie più importanti e influenti del Kenya, storica figura dell’opposizione keniana, Odinga è diventato primo ministro nel 2008 e solo l’anno scorso ha stretto un clamoroso patto politico con Ruto, l’ennesimo colpo di scena di una carriera costellata da alleanze mutevoli.

Condividi

Altre letture correlate: