I Paesi africani e caraibici chiedono risarcimenti per la schiavitù

di claudia
schiavitù

Dal XV al XIX secolo, almeno 12,5 milioni di africani furono trasportati con la forza da navi e mercanti europei e venduti come schiavi. Coloro che sopravvissero al brutale viaggio finirono per lavorare duramente nelle piantagioni in condizioni disumane nelle Americhe, soprattutto in Brasile e nei Caraibi. Le Barbados accolsero tra il 1627 e il 1833 non meno di 600.000 africani ridotti in schiavitù, che furono messi a lavorare nelle piantagioni di zucchero, facendo guadagnare fortune ai proprietari inglesi.

Ora rappresentanti di Paesi africani e caraibici radunatisi la scorsa settimana a Bridgetown chiedono un risarcimento per quella pagina dolorosa della loro storia. Nella capitale delle Barbados sono giunti importanti leader e dignitari africani, segnando in modo significativo l’inizio di un processo di campagna intercontinentale che sostiene le riparazioni e la guarigione dai crimini storici, sia sul palcoscenico africano che su quello globale.

Questa iniziativa è il risultato della storica decisione dell’Assemblea dei capi di Stato e di governo dell’Unione africana, nel febbraio 2023, che ha chiesto il raggiungimento di una posizione africana comune e di un programma d’azione per i risarcimenti legati alla schiavitù e alla sua eredità nella società odierna, unendosi con le nazioni alleate nella comunità caraibica. Si è trattato solo dell’inizio di un tour organizzato dall’Università delle Indie Occidentali (Uwi), dalle Open Society Foundations, dall’Economic Social and Cultural Council dell’Unione Africana (Au-Ecosocc), dalla Caribbean Pan African Network (Cpan) e dal governo delle Barbados. Una “campagna intercontinentale” definita “rivoluzionaria” in un comunicato dell’Uwi.

Anche l’Unione europea all’inizio del mese ha affermato che il passato del commercio di schiavi in ​​Europa ha inflitto “sofferenze indicibili” a milioni di persone e ha accennato alla necessità di riparazioni per quello che ha definito un “crimine contro l’umanità”.

Durante l’evento, come da programma, si sono svolte sessioni strategiche e plenarie e dialoghi per la condivisione delle conoscenze, la difesa collettiva, l’esplorazione di approcci per la guarigione comunitaria razziale e riflessioni critiche nell’affrontare i danni subiti in Africa e in tutta la diaspora sparsa nel mondo.

La partecipazione di alto livello all’evento delle Barbados ha incluso ambasciatori e rappresentanti di Stati membri selezionati dell’Unione africana, accademici panafricani, sostenitori e attivisti che hanno dedicato i loro sforzi alle riparazioni, alla guarigione e al panafricanismo, tra cui Hilary Beckles, vicerettore dell’Uwi e presidente della Commissione per le riparazioni della Comunità Caraibica (Caricom) – istituita per chiedere riparazioni alle ex potenze coloniali come Regno Unito , Francia e Portogallo -, Francia Marquez, vicepresidente della  Colombia, Youssouf Mondoha Assoumani, ambasciatore e rappresentante permanente dell’Unione delle Comore e presidente del Comitato dei Rappresentanti Permanenti dell’Unione Africana, David Comissiong, ambasciatore e rappresentante permanente delle Barbados presso Caricom, Hilary Brown, responsabile del programma per le riparazioni presso il Segretariato di Caricom, e Kyeretwie Osei, responsabile dei programmi presso Au-Ecosocc.

“È fondamentale riconoscere come la schiavitù, il colonialismo e il razzismo si intersecano e influenzino la vita dei neri in tutto il mondo”, ha affermato durante l’evento Mandoha, facendo eco a Beckles, che ha dichiarato: “Questo è un momento storico… l’umanità non può andare avanti con tutte le interferenze tossiche della colonizzazione”.

In conclusione all’evento c’è stata una conferenza stampa per presentare i principali risultati e apprendimenti dall’esperienza caraibica. Al centro, una tabella di marcia in 10 punti per stabilire una cooperazione continua tra l’Unione africana e Caricom per quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione della campagna nell’arena globale.

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