Ghana, la crisi economica travolge la stella nera

di claudia
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di Andrea Spinelli Barrile

Non si ferma la crisi in Ghana e, con essa, le proteste e il malcontento sempre più dilagante tra la popolazione, che fatica ad arrivare a coprire tutte le spese e a mangiare. Da nazione con le performance economiche più interessanti, capace di restituire in anticipo un prestito al Fondo monetario internazionale (Fmi) nel 2019, a nazione con la crisi più travolgente, questa di fine 2022, sono passati soli 3 anni, nel corso dei quali la pandemia e il conflitto russo-ucraino, con le loro conseguenze e i loro effetti farfalla, hanno devastato l’economia interna.

L’inflazione ha raggiunto il 40% a novembre e il valore del Cedi si è dimezzato, in pochi mesi, rispetto al dollaro americano, riducendo le finanze pubbliche al lumicino e provocando proteste in tutto il Paese, alcune anche molto violente come quelle della fine della settimana scorsa, in cui per la prima volta i manifestanti hanno chiesto le dimissioni del presidente Nana Akufo-Addo, il quale è stato costretto ad ammettere che il Ghana è in crisi, accusando quelle che ha definito “forze malevoli che si sono unite nello stesso momento”, riferendosi al Covid e all’invasione russa dell’Ucraina. Il governo del Ghana ha accusato la pandemia e la guerra in Ucraina di essere i principali driver della crisi economica, ma gli analisti ritengono che anche la scarsa performance del Paese nell’aiutare gli investitori a fare affari sia un fattore da considerare: lo sviluppo delle infrastrutture, i prezzi dell’energia e la governance aziendale (ovvero quanto sia semplice fare affari nel Paese) influenzano la decisione degli investitori.

Come molte altre economie africane, anche il Ghana si stava riprendendo dalla pandemia quando è stato colpito dall’aumento globale del prezzo del cibo e dell’energia, causato dalla guerra in Ucraina. Il Paese ha dovuto anche fare i conti con la caduta del Cedi – la sua valuta – che quest’anno è stata, a livello globale, quella con la peggiore performance rispetto al dollaro. Patria di 31 milioni di persone, il Ghana è oggi uno dei paesi più colpiti dalla crisi nella regione, e questo è molto sentito da coloro che dipendono dalle importazioni e dalla valuta estera per acquistare i loro prodotti e rivenderli nel mercato interno.

Per l’importazione di un container di merce generica la cifra da pagare è il doppio rispetto all’anno scorso, cosa che sta provocando un fortissimo aggravio di costi per il consumatore interno. Anche da questo lato tuttavia le cose vanno male: i consumatori hanno tagliato, e tagliano sempre più, le spese considerate “non essenziali”. Il costo della vita in Ghana è aumentato esponenzialmente raggiungendo uno dei livelli più alti degli ultimi anni. La scorsa settimana il governo ha dichiarato di aver concordato una strategia di gestione del debito con il Fmi e dovrà affrontare un alto rischio di crisi del debito. Il ministro delle finanze, Ken Ofori-Atta, ha fatto sapere al Parlamento che per far fronte alla crisi, il Ghana congelerà le assunzioni di dipendenti pubblici e civili.

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