Frontiera marittima tra Kenya e Somalia, Corte Internazionale dà ragione a Mogadiscio

di AFRICA

La Corte internazionale di giustizia ha dato ragione alla Somalia nella disputa marittima con il Kenya: secondo la Corte, la richiesta del Kenya di un accordo marittimo tra Mogadiscio e Nairobi basato su un memorandum non è valida e quindi è stata respinta perché “non c’è alcuna indicazione che la Somalia abbia accettato la pretesa del Kenya di un confine lungo un parallelo di latitudine”.

La corte ha infatti stabilito che non è in vigore “alcun confine marittimo concordato”, tracciando una nuova linea di frontiera vicino a quella rivendicata dalla Somalia e auspicando che possa favorire “una soluzione equa”.

Secondo la sentenza il Kenya non ha costantemente rivendicato un confine marittimo oltre la sua zona economica esclusiva, né ha negoziato un tale accordo. Inoltre il ministero degli Esteri del Kenya ha dichiarato tempo fa che non avrebbe riconosciuto la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia.

La corte, rammaricandosi della decisione del Kenya di non partecipare alle sessioni di marzo, ha cominciato il proprio commento al verdetto con la storia coloniale della regione ricordando gli accordi sulla delimitazione dei confini tra le ex potenze britannica e italiana. Secondo la presidente della Corte Joan Donoghue “la questione essenziale è stabilire se vi sia una comprensione condivisa dell’accordo su dove si trovi il confine marittimo tra le due parti”, cosa che secondo la Corte il Kenya non ha fatto, non sostenendo costantemente e in modo adeguato la sua affermazione secondo cui il confine marittimo con la Somalia è definito dalla linea di latitudine tra le due parti. Inoltre la Corte ha stabilito che le concessioni petrolifere offshore non costituiscono un confine marittimo.

Il Kenya non ha ancora commentato la decisione della Corte, ma nei giorni scorsi il ministero degli Esteri aveva annunciato di ritirarsi dal caso e di non riconoscere la giurisdizione della corte.

La Somalia aveva portato la vicenda all’attenzione della Corta dell’Aia nel 2014, dopo il fallimento di negoziato diretti. La disputa è nata da posizioni contrastanti sulla linea di confine da tracciare nell’Oceano Indiano: Mogadiscio riteneva che dovesse correre a sud-est, seguendo il confine terrestre, mentre Nairobi sosteneva che dovesse correre in linea retta verso est, lungo una linea latitudinale. Si stima che l’area contesa, di circa 100.000 chilometri quadrati, sia ricca di giacimenti di gas e petrolio.

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