Egitto – Confermate 75 condanne a morte per le proteste del 2013

di AFRICA

Ieri un tribunale del Cairo ha confermato le condanne a morte di 75 persone tra le quali alcuni dirigenti dei Fratelli Musulmani e del partito Giustizia e Libertà dell’ex-presidente Mohamed Morsi.

La Giustizia egiziana aveva pronunciato queste sentenze di morte già lo scorso 28 luglio in quello che rappresenta il più grande numero di condanne alla pena capitale in un solo processo nella storia dell’Egitto. Ieri però sono state definitivamente confermate dopo il parere consultivo al Gran Mufti d’Egitto come prevede la legge del paese.

Delle 75 persone condannate all’interno di un processo sui fatti avvenuti durante le violente manifestazioni del 2013 che portarono alla cacciata di Morsi, 44 erano presenti ieri in aula mentre altre 31 sono state condannate in contumacia. Dopo la decisione del Mufti, i condannati hanno ancora la possibilità di ricorrere in appello.

Come riportato da africanews, i condannati a morte spiccano alcuni alti dirigenti della Fratellanza Musulmana come: Mohammed al-Beltagui, Issam al-Aryane et Safwat Hijazi.

Sono 713 le persone imputate nel processo sugli scontri nella piazza Rabaa Adawiya dell’agosto 2013 al Cairo durante i quali quasi 700 manifestanti pro-Morsi sono stati uccisi dalla violenta repressione delle forze dell’ordine che utilizzo armi da fuoco sulla folla.

Durante il procedimento ieri sono stati decisi anche 47 ergastoli. Uno di questi per il capo della Fratellanza musulmana, Mohammed Badie, già destinatario di una serie di sentenze a vita per fatti analoghi.

Come riporta Jeune Afrique tra i più di 700 imputati a processo ieri c’era anche il fotoreporter Mahmoud Abou Zeid, conosciuto sotto lo pseudonimo di Shawkan, che dopo aver scontato cinque anni di prigione senza essere giudicato è stato appunto condannato a una pena di cinque anni e dovrebbe essere liberato prossimamente. Secondo Reporters sans frontières in Egitto ci sono ancora 39 giornalisti imprigionati.

Ong internazionali e gruppi di difesa dei diritti umani hanno criticato la condanna e accusato il regime di al-Sisi di essere ultra repressivo e di utilizzare la giustizia per soffocare ogni forma di opposizione. Amnesty International ha definito il processo “gravemente iniquo”.  Negli scorsi anni, da quando il generale Abdel Fattah al-Sisi ha preso il potere nel 2014, centinaia di islamisti sono già stati condannati a morte in processi di massa sommari in relazione ai fatti del 2013, compreso lo stesso Mohamed Morsi.

Condividi

Altre letture correlate: