Ebola, cosa sta succedendo in Guinea e nei Paesi confinanti

di Stefania Ragusa

Il protocollo di intervento per contrastare e contenere la diffusione del virus ebola in Guinea è già attivo. Sakoba Keita, direttore generale dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Sanitaria, parlando alla stampa, ha sottolineato come il suo Paese stia in questo momento fronteggiando ben quattro epidemie: morbillo, febbre gialla, covid-19 e, appunto, ebola. Per quanto riguarda le prime tre malattie, le linee di intervento erano già definite e attivate. Su ebola l’impegno è cominciato e si attende l’arrivo dei vaccini.
I campioni dei casi confermati sono stati inviati all’Institut Pasteur in Senegal per un sequenziamento completo del genoma così da identificare con precisione il ceppo del virus.

Il principale esponente dell’opposizione di governo, il presidente dell‘Union des forces démocratiques de Guinée Cellou Dalein Diallo, è intervenuto sull’argomento questa mattina, chiedendo la mobilitazione di tutti per contenere e debellare rapidamente la malattia. «La recrudescenza dell’epidemia di Ebola nel nostro paese ci sfida tutti. Mobilitiamoci per contenere ed eradicare la malattia evitando gli errori del 2014 che avevano favorito la rapida diffusione della malattia facendoci registrare un pesante tributo», ha scritto sui social.

Le autorità sanitarie della Guinea hanno dichiarato ieri l’esistenza di un focolaio di ebola nella comunità rurale di Gouéké (prefettura di N’Zerekore), dopo che tre casi sono stati confermati dal laboratorio nazionale, segnando per la prima volta la ricomparsa della malattia dalla conclusione dell’epidemia del 2014-2016. Al momento risultano tre vittime e sette casi rilevati, tutti nella prefettura di N’Zerekore.

«È una grande preoccupazione vedere la recrudescenza dell’ebola in Guinea, un paese che ha già sofferto così tanto per la malattia. Tuttavia, basandosi sulla competenza e sull’esperienza accumulate durante l’epidemia precedente, i team sanitari in Guinea si stanno muovendo per tracciare rapidamente il percorso del virus e frenare ulteriori infezioni», ha affermato Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Africa. «L’Oms sta supportando le autorità nella creazione di strutture di test, tracciamento dei contatti e trattamento e per dare una risposta globale alla massima velocità».

Attraverso vari tweet, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha puntualizzato la strategia di intervento. Ci siamo attivati “a tutti i livelli per coordinare il nostro supporto alla Guinea, compreso l’accesso ai vaccini e ai trattamenti. Stiamo lavorando con i governi dei paesi circostanti per attivare la preparazione”. Tra i Paesi circostanti ci sono Costa d’Avorio, Mali, Senegal e soprattutto Sierra Leone e Liberia. Il focolaio si trova infatti in una zona prossima a entrambi i Paesi e caratterizzata da scambi frequenti.

Il governo della Sierra Leone ha attivato il suo sistema di risposta alle emergenze sanitarie di livello 2, che prevede: sorveglianza avanzata, ricerca attiva dei casi e forte coinvolgimento delle comunità, ha fatto sapere il ministero della Salute e dell’igiene. «Il ministero della Salute e dell’igiene desidera assicurare al pubblico che ci baseremo sulla nostra competenza e esperienza per predisporre una risposta solida che non solo prevenga la reintroduzione di ebola nel paese ma, se il virus dovesse essere introdotto, ci consenta di disporre di un sistema forte per proteggere la vita di tutti gli abitanti della Sierra Leone e interrompere la trasmissione del virus», si legge in una nota.
«Con il confine con la Repubblica di Guinea attualmente chiuso, le autorità sanitarie e le parti interessate locali nei distretti che confinano con la Guinea e la Sierra Leone sono state supportate per aumentare la sorveglianza e migliorare la consapevolezza della comunità, introducendo adeguate misure di preparazione».

Il presidente liberiano George Weah ha incaricato le autorità sanitarie di intensificare le attività di prevenzione e sorveglianza nel Paese. E, anche se non sono stati sinora rilevati casi sul territorio liberiano, si legge in una nota ufficiale, ha incaricato le autorità sanitarie di “coinvolgere immediatamente le comunità nelle città e nei villaggi al confine con la Guinea e aumentare le misure anti-ebola”.

Il Senegal, che nel 2014 si era distinto per una risposta particolarmente efficace di fronte alla minaccia di Ebola, raccogliendo il plauso dell’Oms, riutilizzerà il protocollo collaudato: screening rapido di tutti i casi sospetti, maggiore sorveglianza nei numerosi punti di ingresso nel paese e campagne di sensibilizzazione nazionali per contenere rapidamente il virus.
Pur essendo la Nigeria relativamente distante dalla Guinea e dal focolaio, il Nigeria Centre for Disease Control (Ncdc) ha fatto sapere di essersi già attivato per coordinarsi con le agenzie internazionali e che presto sarà pubblicato un programma ad hoc di sanità pubblica.

Durante l’epidemia di Ebola del 2014-2016, in Africa occidentale si sono verificati 28.000 casi e 11.000 decessi. L’epidemia era iniziata in Guinea, spostandosi poi attraverso i confini terrestri in Sierra Leone e Liberia.

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