CusCus, non solo una scuola di cucina

di AFRICA
Cus Cus cucina

Imparare e socializzare attraverso l’arte della cucina. Tutto questo è possibile a Trento grazie a CusCus: un progetto originale che coniuga passione e savoir faire in ambito culinario a tecnologie digitali e imprenditorialità creativa. Ma non solo.

Cus Cus logo«Fin da piccola avevo questa passione, amavo sperimentare e condividere con gli altri ricette nuove. Partecipare al progetto CusCus mi è piaciuto perché mi ha permesso di mettermi in gioco, conoscere nuove persone e culture. Ho imparato a preparare le tagliatelle, i risotti e alcune specialità trentine ma anche i samosa e altri piatti iraniani. Alla fine del corso, dopo aver imparato a cucinare i piatti, li mangiavamo tutti insieme allo chef. Era bellissimo». Beneficiaria della formazione del progetto, Amal El Fathi, in Italia dal 2005, fa parte dello zoccolo duro di CusCus. Insieme ad altre donne come lei marocchine che hanno raggiunto il marito qui in Italia, ha cucinato anche per alcuni eventi esterni al progetto organizzati sul territorio trentino.

Dalle empanadas del Guatemala al riso fritto della Nigeria, dallo sfincione siciliano ai biscottini di cocco e semola del Marocco, c’è di che leccarsi i baffi per ogni tipo di palato: ricco ormai è il ricettario che può vantare CusCus, il cui valor aggiunto è di aver reso il cibo, già simbolo per eccellenza di convivialità, uno strumento di apprendimento e inclusione, veicolo di multiculturalità.

«Tutto iniziò nel 2016, quando un mio collega iracheno ci propose di pranzare con un piatto preparato da sua moglie, anziché in mensa. Delizioso. Da quel giorno mi sono chiesta: quante donne straniere avranno seguito il marito nel nostro Paese e passano la giornata a badare ai figli e a cucinare senza la possibilità di socializzare e far conoscere le loro abilità culinarie?», racconta Gaia Trecarichi, ideatrice del progetto. Da lì, l’idea: «Creare una comunità in cui gli italiani potessero accedere a sapori e pietanze a loro sconosciuti; dall’altro lato, permettere anche a persone straniere, in particolare alle donne, di coltivare le competenze in cucina e creare una rete». Detto, fatto. CusCus nasce così come contenitore di associazioni del territorio, cooperative sociali e imprese private che si occupano di promozione sociale, accoglienza e integrazione, informazione indipendente, cucina e formazione al lavoro, che si impegnano a fornire una formazione che permetta ai beneficiari di lavorare nel mondo della ristorazione e della cucina, di apprendere a utilizzare le tecnologie digitali (strumenti informatici, grafica, video-making) e di acquisire risorse e competenze nell’ambito dell’autoimprenditorialità: uno degli obiettivi del progetto è infatti quello di consentire ai partecipanti di auto-promuoversi, creare schede e ricette di cucina in via telematica, elaborare volantini e brochure, realizzare raccolte fondi, presentarsi a un datore di lavoro.

Il valor aggiunto di CusCus è proprio la sua azione di inclusione sociale, interetnica e intergenerazionale: un progetto Cus cus pastaaperto a italiani, stranieri e richiedenti asilo di ogni età. Le occasioni di socializzazione si presentano non solo durante la formazione o dietro ai fornelli durante i workshop culinari esperienziali, ma anche nel corso di eventi come i drum circle o il playback teather: «Utilizziamo il linguaggio del cibo, della musica e dell’improvvisazione teatrale per creare comunità, perché ricordiamo che il progetto, oltre che a fornire competenze, è finalizzato anche a questo», precisa Trecarichi.

In tale direzione vanno anche i percorsi che Cus Cus organizza nelle scuole per avvicinare i ragazzi al mondo del volontariato e le Mangiastorie, cene aperte a tutta la cittadinanza, organizzate dalle associazioni Il Gioco degli Specchi e la Cooperativa Samuele. Durante queste occasioni i cuochi che hanno svolto la formazione possono sperimentarsi, guadagnare qualcosa e farsi conoscere: l’idea è quella di costruire un blog con le storie di queste donne e uomini, provenienti da tutto il mondo, che hanno fatto della cucina la loro passione e ambizione professionale.

Quest’anno CusCus è giunto alla sua terza edizione: finanziata come in quelle passate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con il supporto dell’Università di Trento, la formazione iniziata a febbraio avrebbe dovuto terminare a settembre. Interrotta per l’emergenza sanitaria, i corsi dovrebbero riprendere a settembre. Inclusi gli iscritti a questa terza edizione, i beneficiari complessivi del progetto sono quasi 250, di cui poco più della metà di origine straniera, di 23 nazionalità diverse. Insieme a persone originarie dell’America Latina, del Medio Oriente, asiatiche e dell’Europa orientale, tanti sono gli africani, di diversi Paesi.

Tra loro, c’è Ibrahim Songe, il giovane burkinabé che ha aperto la focaccieria Ibris a Trento, e di cui ci siamo già occupati. Oggi Ibris collabora con CusCus: mette a disposizione focacce durante gli eventi e si rivolge a loro quando ha bisogno di stagisti da inserire nella sua attività.

Ousmane M. invece è un richiedente asilo di 25 anni. È arrivato in Italia dal Mali nel 2016: mentre aspettava il suo permesso ha pensato giustamente di non perdere tempo e partecipare alla formazione di CusCus: «Lavoravo in Libia come assistente del cuoco in un ristorante, cosa che ho fatto anche qui a Trento. Ho partecipato al corso perché vorrei continuare questa professione e perfezionarmi. Così mi sono riscritto anche quest’anno. Spero di poter riprendere poi i corsi».

Cus Cus formazioneTante sono le nuove idee e i progetti in cantiere che animano CusCus, che in questo momento sta collaborando con una realtà in Sicilia per poter costituire CusCus Palermo. L’idea di chiamare la pagina Facebook CusCus Trento è nata infatti anche da questo: ognuno può creare il progetto nella propria città, l’importante è il collegamento con le associazione del territorio e la condivisione dei valori di base. «Ora abbiamo finito la prima fase del progetto, abbiamo costruito una comunità. Nella visione a lungo termine, è prevista la formazione della comunità degli chef amatoriali anche sulle tecnologie digitali: l’idea poi è di creare un’applicazione e, cosa che è un po’ un sogno, costruire un ristorante “multietnico”, un posto fisico a partire dalla piattaforma digitale che permetta di dare un lavoro agli chef più gettonati nell’app» preannuncia Gaia Trecarichi.

Il progetto appare utile quanto ambizioso. Ma in CusCus, gli ingredienti ci sono sicuramente tutti.

(Luciana De Michele)

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