Cosa leggere mentre restiamo a casa?

di Stefania Ragusa

Illustrati, letteratura per ragazzi, narrativa, saggistica… Dieci titoli suggeriti dalla rivista Africa per affrontare questo momento difficile. Non i diamanti ma i libri sono i migliori amici delle ragazze di ogni età. E, anche, dei ragazzi.

1) Per i più piccoli (ma piacerà anche a chi piccolo non è più), ecco un libro illustrato che invita a riflettere sul colore della pelle e sulle scelte linguistiche utilizzate per indicare le differenze di pigmentazione.
Ma chi è il bambino di colore? di Michelangelo Rossato (La Margherita Edizioni) si ispira liberamente a un testo che sicuramente conoscerete perché da tempo circola in rete, evidenziando come siano proprio le persone definite “di colore” a variare poco o nulla l’aspetto del proprio incarnato. I bianchi, al contrario, arrossiscono, ingialliscono e si scuriscono con relativa facilità…

2) Per ragazzi un po’ più grandi è Wangari, la madre degli alberi, di Fulvia Degl’Innocenti (Coccole Books), un volumetto agile che ricostruisce in modo rigoroso e appassionante la storia di una grande donna africana: la biologa kenyota Wangari Maathai. “Mama Miti”, come veniva chiamata dai suoi connazionali, è stata insignita nel 2004 del premio Nobel per la Pace per il suo impegno contro la deforestazione e per essere riuscita a coinvolgere la sua intera comunità in un grande progetto di piantumazione.
Nel 2001 ci ha lasciati, ma Degl’Innocenti – una delle più belle penne italiane nell’ambito della letteratura per ragazzi – continua a farla vivere in questo libro, finalista nella sezione narrativa alla XXII edizione del Premio Libro per l’Ambiente.

3) La linea del colore di Igiaba Scego (Bompiani) è un romanzo di formazione avvincente, sorretto da una rigorosa ricerca storica e da una spiccata sensibilità artistica. Racconta la storia di due donne vissute in epoche differenti ma legate da un doppio filo: quello dell’arte e quello del colore. Una è Lafanu Brown, pittrice afroamericana di origine Chippewa che, a fine Ottocento, lascia gli Stati Uniti e sceglie di vivere in Italia, scoprendo qui una fenomenologia del razzismo diversa da quella americana; l’altra è Leila, curatrice d’arte di origine africana che appartiene al presente, studia Lafanu e vorrebbe fare una mostra su di lei.
Scego è da tempo una scrittrice affermata, ma con questo libro  a nostro avviso ha fatto un ulteriore salto di qualità. Bellissima poi la cover, che riprende un’opera della fotografa afroamericana Ayana Jackson.

4) Tutto comincia con una fotografia, che ritrae un gruppo di partigiani, e tra loro ce ne sono alcuni dalla pelle nera. Matteo Petracci, che di mestiere fa lo storico, decide di andare a fondo e scopre una storia sorprendente: quella di un gruppo di africani giunti in Italia per fare i figuranti alla Mostra delle Terre d’Oltremare ma travolti dal conflitto bellico e dalle leggi razziali. Dopo l’armistizio del 1943, questo gruppo, che comprendeva somali, eritrei e etiopi, sceglie da che parte stare e si unisce alla Resistenza.
Partigiani d’oltre mare (Pacini Editore) ricostruisce questa vicenda dimenticata che, tra i tanti pregi, ha quello di mostrarci l’Italia da un punto di vista differente. Petracci si è appassionato moltissimo alla sua ricerca e la passione traspare in ogni paragrafo. Partigiani d’oltre mare  si rivela infatti  un libro di storia che emoziona davvero come e più di un romanzo.

5) Del libro Il pericolo di un’unica storia di Chimamanda Ngozi Adichie (Einaudi) si è parlato parecchio nei mesi passati, in particolare in occasione del passaggio della scrittrice nigeriana a BookCity. Il volume adesso è finalmente uscito anche in Italia. Si tratta della trascrizione del bellissimo intervento che Chimamanda fece ai TED nel 2009 (lo trovate online). Sono passati 11 anni da allora, ma la questione posta rimane attuale e riguarda il rischio che si corre ogni qualvolta ci si accontenta di guardare la realtà da un unico punto di vista. Non si tratta di ribaltare quello dominante con un altro, di scambiare la narrazione del cacciatore con quella del leone, ma di abituarsi a moltiplicare punti di vista e narrazioni; di andare, se possibile, oltre il leone e il cacciatore.

5) Affrica all’acqua di rose, a cura di Beatrice Falcucci e Fausto Barbagli (Edizioni Polistampa), raccoglie i diari delle missioni in Cirenaica condotte dall’antropologo Nello Puccioni dal 1928 al 1929. Si tratta di documenti inediti, che restituiscono un affresco della situazione libica, della vita degli italiani nella Cirenaica del tempo e della resistenza dei Senussi. Ossia, come diceva Puccioni, “di un’Affrica all’acqua di rose se paragonata alla Somalia”. Affrica e non Africa, perché questa era la dizione dell’epoca.
Il volume è corredato da fotografie e da informazioni rigorose sul materiale osteologico e antropologico raccolto nel corso della missione. Un libro che interesserà molto chi aspira far chiarezza sul passato coloniale italiano.

7) Laila Karrouch è stata la prima immigrata marocchina in Spagna a scrivere un libro usando la lingua catalana. Da Nador a Vic, ossia dalla città portuale in cui era nata al piccolo centro vicino a Barcellona in cui il padre aveva trovato lavoro e portato la famiglia, è stato pubblicato nel 2004. Ora esce finalmente in italiano con il titolo Laila. Sull’orlo di due civiltà per la casa editrice L’Asino d’Oro. Racconta, con lo sguardo di una bambina, la partenza, l’arrivo, il senso di spaesamento e meraviglia e l’impegno certosino e quotidiano per conquistare la lingua e la propria dimensione in un Paese nuovo e non sempre accogliente.

8) L’invasione immaginaria di Maurizio Ambrosini (Laterza) parla della paura dello straniero e della sua mancata corrispondenza con dati di realà. E’ un libro oggi forse superato dagli eventi. Nel senso che l’emergenza coronavirus che tutti stiamo vivendo ha repentinamente modificato la gerarchia delle paure. I migranti, che fino a poche settimane fa, occupavano l’immaginario collettivo e i talk show non sono più al centro delle preoccupazioni di nessuno. Ma le osservazioni e i dati riportati dal professore, tutto l’impianto del suo saggio, rimangono assolutamente validi. E tornare a riflettere sul gap tra elementi obiettivi e realtà percepita, nonché sui meccanismi che producono questo gap, rimane un ottimo esercizio intellettuale.

9) Le cicogne sono immortali di Alain Mabanckou (66thand2nd) ci riporta nella Pointe-Noire di fine anni Settanta, in tre giorni cruciali nella storia del Congo-Brazzaville. Il piccolo Michel di Domani avrò vent’anni (ve lo ricordate?) è diventato un ragazzo un po’ svagato. La mamma Pauline continua a vendere banane, il padre è sempre attaccato alla sua radio. Il presidente Marien Ngouabi, capo della Rivoluzione socialista congolese, è appena stato assassinato e la gente segue con apprensione l’evolversi degli eventi… Mabanckou torna a raccontare il proprio Paese, con il consueto umorismo e il gusto per il grottesco, tra contraddizioni e nostalgia.

10) Conosciamo Jean-Loup Amselle come uno degli antropologi più esperti di cose africane. Abbiamo apprezzato moltissimo i suoi lavori sull’arte contemporanea, sull’Islam e sui confini labili delle identità. Per questo, anche se in questo testo pubblicato recentemente non si occupa specificatamente di Africa, abbiamo scelto di inserire il titolo nella nostra top ten di suggerimenti di lettura. Psicotropici (Meltemi), come riporta il sottotitolo, racconta e prova a spiegare in un’ottica antropologica la «febbre dell’ayahuasca nella foresta amazzonica». Ayahuasca è la pianta allucinogena celebrata dalla beat generation e che continua a essere vagheggiata e ricercata da viaggiatori occidentali attratti dallo sciamanesimo.

(Stefania Ragusa)

 

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