Contro il bracconaggio, lo Zimbabwe taglia il corno a 700 rinoceronti

di Enrico Casale
Un rinoceronte al galoppo
 fatti di cheratina, come le unghie e i capelli: quindi, se rimossi, possono ricrescere

Un rinoceronte con il corno tagliato protetto da ranger

Le autorità dello Zimbabwe hanno preso una decisione drastica: taglieranno il corno a 700 rinoceronti. Questo provvedimento dovrebbe ridurre drasticamente l’uccisione dei grandi mammiferi da parte dei bracconieri. La maggior parte dei rinoceronti vengono infatti eliminati per togliere loro il corno che poi viene venduto sui mercati asiatici dove viene impiegato nella medicina tradizionale per la cura di diverse patologie. Nonostante il mondo scientifico abbia più volte smentito l’efficacia di questi rimedi tradizionali, in Asia (in Cina e Vietnam soprattutto) è forte la richiesta di corni di rinoceronte. Ciò ha portato a una crescita vertiginosa dei prezzi di ogni singolo negli ultimi anni e ha alimentato il bracconaggio da parte delle popolazioni locali africane (che in esso vedono una fonte sicura di guadagno in una fase di grande crisi economica).

Gli ambientalisti hanno dato il loro benestare al taglio dei corni. «Questo – spiegano i militanti del gruppo ambientalista Aware Trust Zimbabwe – è un deterrente che riduce fino ad annullare il potenziale guadagno dei bracconieri. Il bracconaggio è un problema molto serio in Zimbabwe». E il rinoceronte è il più colpito sia in Zimbabwe sia in Sudafrica. Nel 2015 almeno 50 esemplari sono stati eliminati e poi sono stati privati del prezioso corno.

Un piccolo rinoceronte di fianco alla mamma uccisa dai bracconieri

Un piccolo rinoceronte di fianco alla mamma uccisa dai bracconieri

Il taglio della protuberanza (fatta di cheratina, la stessa sostanza delle unghie e dei capelli) è una pratica già effettuata da tempo dai proprietari di grandi riserve naturali private. Per evitare l’uccisione dei grandi mammiferi, li addormentano e tagliano loro il corno. In questo modo i rinoceronti sono salvi. I farmer hanno chiesto più volte di poter poi vendere i corni in modo legale. Finora però non è stato loro concesso perché le regole del commercio internazionale vietano la compravendita di parti di animali protetti.

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