«Consumiamo locale», riflettori sul Made in Burkina Faso

di Celine Camoin

Un’etichetta Made in Burkina, con lo scopo di certificare l’origine dei prodotti realizzati in Burkina Faso a partire da materiali locali, è stata presentata ufficialmente pochi giorni fa in occasione del mese dedicato al consumo locale.

Instituito un anno fa, il mese intitolato «Consommons local» (consumiamo prodotti locali) è in realità un’iniziativa comune ai Paesi dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa), promossa dai rispettivi ministri del Commercio, per valorizzare i prodotti del territorio e incitare al loro consumo nell’ottica del raggiungimento dell’autosufficienza alimentare.

In Burkina Faso, il mese del consumo locale è iniziato il 15 ottobre, con un richiamo al defunto presidente Thomas Sankara, vero iniziatore della strategia del consumo di prodotti locali. Proprio in quell’occasione il ministro del Commercio e dell’Artigianato, Harouna Kabore, ha presentato il logo dell’etichetta Made in Burkina, che vuole essere una garanzia di qualità, uno strumento di lotta alla merce contraffatta, alla concorrenza sleale, e vuole incoraggiare i processi produttivi locali, spingendo i fabbricanti a fare sempre meglio.

Il fiore all’occhiello dei prodotti burkinabè è il tessuto Faso Dan Fani, riconoscibile sia per la lavorazione del cotone (cotone locale) che per la fantasia, spesso a righe colorate. Dallo scorso luglio è entrato in vigore un processo di certificazione ufficiale del Faso Dan Fani, fatto a mano, da tessitrici burkinabè, con cotone burkinabè. L’attuale governo incoraggia i suoi rappresentanti, alti esponenti politici e della nazione, a indossare il Faso Dan Fani per le cerimonie ufficiali e non solo. In linea generale i rappresentanti dello Stato sono invitati a non importare completi dall’estero da indossare per le occasioni.

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