Ciad: repressione manifestazioni, almeno cinque morti

di Valentina Milani

Almeno cinque persone, secondo un bilancio ufficiale, sono state uccisi ieri nelle manifestazioni contro la transizione imposta in Ciad; nove i morti e circa 400 feriti, secondo gli organizzatori. È stato un battesimo di fuoco l’avvio dell’ondata di proteste annunciata da una parte dell’opposizione civile e della società civile contro il sistema instaurato subito dopo l’uccisione del presidente Idriss Deby Itno, annunciata martedì 20 aprile al mattino. Ieri, sin dalle prime ore dell’alba, centinaia di giovani uomini sono usciti a piedi, a N’Djamena e a Moundou, scandendo slogan contro l’usurpazione del potere da parte del consiglio militare di transizione e anche contro la Francia, accusata di sostenere il regime e di essere, almeno in parte, responsabile dei mali del Paese.

Vietate dal ministero della Pubblica sicurezza, le manifestazioni a N’Djamena e a Moundou sono state represse dalla polizia e dalle forze armate, intervenute sparando con pallottole sui dimostranti, che avevano anche eretto barricate con copertoni in fiamme. Tra i feriti, due cantanti attivisti, Ray’s Kim e Solea. Le persone uccise sarebbero state sette nella capitale e due nella città meridionale di Moundou.

Ieri sera, l’Unione europea ha condannato fermamente la repressione delle manifestazioni. “La libertà di espressione e di manifestazione deve essere garantita e l’azione delle forze di sicurezza proporzionata. La cessazione di tutte le forme di violenza è una delle condizioni essenziali per facilitare un ambiente favorevole al dialogo nazionale, un primo passo essenziale nella definizione delle basi di un contratto sociale rinnovato”, ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. L’Unione europea ha ribadito l’importanza di un rapido ritorno all’ordine costituzionale e di una transizione civile di durata limitata che deve garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e portare a elezioni credibili e inclusive. “L’Unione europea ribadisce il suo attaccamento alla stabilità e all’integrità territoriale del Ciad”, precisa il comunicato.

Poche ore dopo le manifestazioni, il capo del Consiglio militare di transizione, Mahamat Idriss Deby, ha fatto il suo primo discorso alla nazione, senza alcun riferimento alle proteste. “Il Consiglio militare di transizione (Cmt) obbedisce alla preoccupazione cardinale di affrontare l’assoluta urgenza di dover difendere la nostra patria dall’aggressione che stava subendo, preservare le conquiste della pace e della stabilità e garantire l’unità e la coesione nazionale”, ha detto. Il giovane Deby, che ha preso la guida del Paese dal padre ucciso la scorsa settimana, ha giustificato la creazione dello stesso Cmt adducendo come principale motivazione le dimissioni del presidente dell’Assemblea nazionale che in base alla Costituzione avrebbe dovuto assumere le funzioni di capo dello Stato.

Mahamat Deby ha poi ricordato la scelta di affidare il governo a una personalità civile, che guiderà un governo di transizione che porterà avanti un’agenda imperniata su riconciliazione nazionale, pace, unità e solidarietà. Nel suo discorso il leader del Cmt ha annunciato la creazione di un Consiglio nazionale di transizione, rappresentativo di tutte le province e di tutte le forze vive della nazionale “per consentire il supporto legislativo dell’azione governativa e dare al Paese le basi per una nuova Costituzione”. L’obiettivo del processo è consentire di organizzare quanto prima elezioni democratiche, libere e trasparenti.

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