Camerun, allarme sicurezza alimentare

di claudia
alimentare crisi

di Valentina Milani

Più di due milioni di persone che vivono in 11 dipartimenti delle regioni camerunesi dell’Estremo Nord, Sud Ovest e Nord Ovest si troveranno in una situazione di insicurezza alimentare acuta nei prossimi mesi, secondo le proiezioni dell‘Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).

Nella regione dell’Estremo Nord – precisa Ocha – la combinazione di fattori climatici e di insicurezza non ha permesso alle persone di accumulare scorte alimentari sufficienti per la prossima stagione magra, che di solito si verifica tra giugno e agosto, ma che potrebbe avvenire già ad aprile, date le condizioni attuali. Molte famiglie riferiscono di aver già esaurito le scorte di cibo, sottolinea Ocha.

Le scarse precipitazioni degli ultimi mesi hanno impedito ad alcune colture di completare il loro ciclo di crescita. La produzione agricola è stata attaccata da roditori, locuste, uccelli divoratori di semi e pachidermi (elefanti e ippopotami). Queste distruzioni hanno colpito soprattutto le coltivazioni fuori stagione, che sono particolarmente importanti per l’accesso al cibo durante la stagione magra.

L’Ufficio Onu ricorda anche che la violenza degli scontri intercomunitari del dicembre 2021, a Logone e Chari, ha provocato lo spostamento di decine di migliaia di persone nel vicino Ciad e più di 35.000 persone sono ancora sfollate nei dipartimenti di Logone e Chari, Diamaré e Mayo Sava, dipendenti dall’assistenza alimentare dopo aver dovuto abbandonare beni, strumenti di produzione e terreni agricoli.

Le condizioni di sicurezza hanno anche avuto un impatto negativo sulla disponibilità di cibo e sui prezzi, si legge nella nota diffusa dall’Ocha. L’anno scorso è stato registrato un aumento significativo del prezzo dei prodotti alimentari di base: il prezzo del miglio, per esempio, è aumentato del 29 per cento tra gennaio 2021 e gennaio 2022.

Nelle regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest, la crisi di sicurezza sta causando frequenti spostamenti di popolazione, riducendo le aree coltivate e le capacità di produzione agro-pastorale. “Questa crisi alimentare si sta verificando in regioni già indebolite dalle crisi e tra le popolazioni colpite dall’impatto socio-economico di due anni di pandemia da Covid-19”, si legge nel documento.

Secondo Ocha, nell’Estremo Nord, è pertanto “più che mai necessario combinare un aiuto alimentare d’emergenza sufficiente per le popolazioni colpite dai conflitti con una risposta alle cause di fondo delle crisi, al fine di rafforzare le capacità di resilienza a lungo termine.” Inoltre, nelle regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest, il rafforzamento della risposta umanitaria è essenziale per soddisfare i bisogni di base delle popolazioni e migliorare la loro protezione.

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