Cambiano le rotte delle migrazioni

di Enrico Casale
migranti

I migranti che dall’Africa intendono venire in Europa stanno cambiando rotta rispetto al passato. Le persone passano dalla Grecia e dalla Spagna, mentre si riducono fortemente i flussi nel Mediterraneo centrale quelli, per intenderci che passano dalla Libia e si dirigono verso l’Italia. Secondo i dati forniti dall’Unhcr (agenzia Onu che si occupa di rifugiati), dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019 sono arrivati in Italia 11.471 migranti contro i 23.371 del 2018 e i 119.247 del 2017. Un calo drastico legato alle politiche restrittive dettate dagli accordi stretti dal ministro Marco Minniti (che ha siglato un accordo con le varie milizie libiche della Tripolitania) e, in piccola parte, dalle misure di chiusura dei porti voluta dal ministro Matteo Salvini.

La quasi impossibilità di raggiungere il nostro Paese non ha però fermato i migranti in fuga da Paesi in guerra o governati da regimi dittatoriali o che, semplicemente, cercano condizioni migliori di vita. La Grecia torna ad essere l’approdo più significativo, con 74.482 arrivi nel 2019, di cui 59mila via mare e 15mila via terra attraverso il delta del fiume Evros tra Turchia e Grecia. È un dato superiore del 32% rispetto al 2018, quando arrivarono 50mila persone. Dall’accordo con la Turchia del 2016 l’afflusso in Grecia si era stabilizzato intorno ai due-tremila arrivi al mese, ma l’estate 2019 ha fatto segnare una netta ripresa dei flussi, che sono continuati anche durante l’inverno. In Grecia sono arrivati soprattutto afghani (il 39% degli arrivi) e siriani (28%). Curioso l’arrivo di quasi quattromila persone dalla Rd Congo, che si sono spostate dal cuore dell’Africa in Turchia per poi entrare in Grecia.

In Spagna sono arrivate 32.513 persone nel 2019, la metà rispetto alle 65 mila del 2018. La riduzione coincide con i maggiori sforzi delle autorità di Madrid per prevenire gli attraversamenti illegali. In ogni caso, si tratta di migranti che giungono via mare, ma in parte anche via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla confinanti con il Marocco. In Spagna arrivano persone provenienti dal Maghreb (soprattutto Marocco, il 28%, e Algeria) e dell’Africa subsahariana (Guinea, Mali, Costa d’Avorio, Senegal). Se il numero complessivo è calato, vanno registrate alcune particolarità. Il governo spagnolo afferma infatti che il numero di migranti che arrivano nelle Isole Canarie dall’Africa è stato 18 volte superiore il mese scorso rispetto al gennaio precedente. Il ministero degli interni ha dichiarato che sono arrivati 708 migranti, rispetto ai 40 dell’anno precedente. I migranti possono raggiungere le Isole Canarie direttamente dalla Mauritania o dal Senegal, evitando così le autorità marocchine. Nel 2019 l’Unione europea ha stanziato oltre 150 milioni di dollari  in Marocco per arrestare la migrazione illegale.

Le condizioni di vita dei migranti sono durissime. In Grecia,  il recente incremento negli arrivi, ha reso più esplosiva la situazione nel sistema di accoglienza greco pessimo. Circa 40 mila persone vivono nei campi profughi sulle isole di Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros. Da tempo la loro situazione, così come quella più in generale di rifugiati e richiedenti asilo in Grecia, è motivo di imbarazzo per tutta l’Europa, e lo sta diventando sempre di più. Il governo greco infatti ha annunciato di voler chiudere i tre campi profughi per sostituirli con centri di detenzione di almeno cinquemila posti ciascuno. In questi centri i profughi non sarebbero più liberi di muoversi ma sarebbero rinchiusi fino a quando non ottengono una risposta alla loro domanda di asilo o non vengono respinti in Turchia. Non meno critica la situazione dei migranti in Marocco. Le condizioni di vita nei campi informali nei dintorni di Ceuta e Melilla è difficilissima.

Di fronte a questa situazione però l’Europa sembra insensibile. Pur di proteggere i suoi confini è disposta a mandare persone alla morte, a torture e a una vita di grandi sofferenze tra Libia, Grecia e Marocco.

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