Algeria, condannato in appello Ihsane El Kadi

di claudia

In Algeria, Ihsane El Kadi, direttore di Radio M e Maghreb Émergent è stato condannato ieri, in appello, a sette anni di reclusione, di cui cinque in carcere e due con la condizionale, per finanziamenti dall’estero. “Questa sentenza, ingiusta e sconvolgente, che è una delle più pesanti mai pronunciate contro un giornalista algerino”, denuncia Reporter senza frontiere, convinta che il giornalista sia vittima di un accanimento.

“La condanna di Ihsane El Kadi è surreale. È il prodotto di vessazioni giudiziarie nei confronti di un giornalista che ha lottato per esercitare liberamente la sua professione in un contesto di blocco politico generalizzato. Il posto di Ihsane El Kadi non è in prigione. Denunciamo anche l’uccisione legale dei suoi media, compiuta in violazione della legge”, si legge nel comunicato di Rsf, attraverso Khaled Drareni, rappresentante di Rsf in Nord Africa

Questo verdetto arriva un mese e mezzo dopo la sentenza di primo grado del tribunale di Sidi M’hamed che aveva condannato il direttore di Radio M e Maghreb Émergent a cinque anni di reclusione, di cui tre di reclusione, accompagnati da una multa di 700.000 dinari algerini (circa 4.800 euro).

Il tribunale ha anche ordinato lo scioglimento della società Interface Médias, che riunisce i due media gestiti da Ihsane El Kadi, arrestato la notte del 24 dicembre nella sua abitazione e posto in custodia cautelare dopo cinque giorni di fermo di polizia.

Ufficialmente, Ihsane El Kadi è stato processato ai sensi dell’articolo 95 bis del codice penale che prevede una pena detentiva da 5 a 7 anni per chiunque riceva denaro, un regalo o un vantaggio per compiere azioni volte a mettere a repentaglio la sicurezza dello Stato, la stabilità e il normale funzionamento delle sue istituzioni, l’unità nazionale, l’integrità territoriale.

L’avvocata di El Kadi, Zoubida Assoul, afferma che “non esiste alcuna prova della ricezione di fondi da un’organizzazione o da uno stato straniero”. Precisa che l’accusa parla di fondi esteri quando si tratta invece di soldi versati dalla figlia, Tinhinan, alla società di cui è azionista. “Il processo a Ihsane El Kadi come giornalista è politico per eccellenza, aggiunge l’avvocata. La confusione mantenuta fin dall’inizio di questa vicenda tra la persona fisica, Ihsane El Kadi, e la società Interface, dimostra una deliberata volontà di mettere a tacere il giornalista. Il suo arresto è avvenuto pochi giorni dopo aver scritto sulla politica algerina, compreso un articolo sulle imminenti elezioni presidenziali e un tweet che metteva in discussione i numeri avanzati dalle autorità”. Secondo la legale, né il gip né il giudice del tribunale hanno esaminato le prove a discarico fornite dalla difesa.

Rsf sta conducendo un’attiva campagna internazionale per il rilascio di Ihsane El Kadi. L’organizzazione ha fatto appello urgentemente al Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione del diritto alla libertà di opinione e di espressione, nonché al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria.

Anche sedici redattori, tra cui il premio Nobel per la pace Dmitri Muratov, si sono incontrati per chiedere il suo rilascio e la fine delle restrizioni sui media che dirige. Prima che il verdetto fosse annunciato, i team di Rsf ha anche lasciato 13.000 buste davanti all’ambasciata algerina per simboleggiare le firme raccolte dalla petizione #FreeIhsaneElKadi.

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