Al Festival di Cannes un film bucolico

di claudia
Erige Sehiri film

Vi presentiamo “Sotto Gli Alberi di Fico” della regista franco-tunisina Erige Sehiri, lungometraggio che ha riscontrato successo nella platea del Festival del cinema in corso in questi giorni a Cannes. Una storia tenue e dolce, che non esclude però la violenza del potere

di Annamaria Gallone

Erige Sehiri, regista franco-tunisina, ha realizzato con il suo lungometraggio “SOTTO GLI ALBERI DI FICO”, un piccolo capolavoro che gli spettatori della Quinzaine del festival di Cannes hanno applaudito a lungo.

Erige ha al suo attivo numerosi documentari pluripremiati e il progetto di questo film aveva già vinto i premi MAD Solutions e El Gouna Film Festival al workshop Final Cut della 78. Biennale di Venezia (ben otto premi) e il premio post-produzione agli Atlas Workshops del Festival International Festival del cinema di Marrakech e a Cannes concorre per la Caméra d’Or.

Certo non è facile girare un film come questo, che racconta una sola giornata, senza una trama apparente, solo giovani e anziani che raccolgono fichi maturi nella stagione estiva. Ma c’è molto di più: all’ombra degli alberi verdeggianti che filtrano la luce del sole e ricordano una pittura impressionista, ragazze ancora adolescenti e giovani uomini flirtano, si seducono, si provocano e poi fuggono, con passioni che nascono e gelosie che bruciano.  

Tutti lavorano per bisogno: Melek , Yosra, Fide, Sana, Laïla, Hnena, Firas, Gaith e anche le donne anziane lavorano per aiutare le loro famiglie, prepararsi al matrimonio o pagarsi gli studi.

Il film è girato con una sola camera, ed esplora i volti in primissimi piani, ma il valore più importante è nella finezza della scrittura: i dialoghi sono assolutamente autentici, mai artificiosi o “recitati “. Le donne anziane, il volto solcato da rughe profonde, danno consigli alle giovani, con le loro regole collaudate dal tempo e dalla saggezza. Un ozioso datore di lavoro li controlla, li rimprovera, li sprona, lesina loro la paga, li licenza, come un signorotto dei tempi passati.

Gli attori non sono professionisti, spesso parlano con naturalezza dei loro stessi problemi: la regista ha spiegato loro il senso delle battute e si sono espressi liberamente così che ho avuto l’impressione di essere anch’io all’ombra dei fichi, ad ascoltarli incantata. Una storia tenue e dolce, che non esclude però la violenza del potere.

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