A Parma, per tre giorni, è tutta un’altra musica: africana

di Stefania Ragusa

L’idea di partenza è che la mescolanza, la moltiplicazione di punti di vista, di esperienze e riferimenti artistici siano un arricchimento nella vita culturale e sociale di una comunità. Ahymé, il Festival inteculturale dell’integrazione che si terrà a Parma nei giorni 27 e 28 settembre e 14 ottobre, che ruota intorno alla musica africane e vedrà la partecipazione di artisti affermati come il congolese Ray Lema o la stella emergente dell’Afropop Gasandji (foto d’apertura), nasce proprio da questa premessa.
A idearlo, Bessou Gnaly Woh, chitarrista, autore e compositore di Treichville (Costa d’Avorio), che 12 anni fa ha dato vita all’associazione Colori d’Africa che oggi è una ong attiva tra Italia e Africa.
«L’obiettivo del festival è riunire tutte le comunità presenti sul territorio parmense sotto il comune denominatore della solidarietà interculturale e dell’integrazione e offrire loro uno spazio dove esprimersi e farsi conoscere», ci ha spiegato Bessou. «Un corretto approccio alle arti in una visione internazionale ed unitaria tesa ad una cultura della pace, dell’integrazione sociale, del pluralismo delle culture, della solidarietà tra i popoli».
C’è una ragione speciale per cui tutto questo avviene a Parma. «Questa è una città d’arte, di musica e di teatro e fa capo a una provincia aperta a tutte le culture, sotto il segno della libertà e dell’uguaglianza fra i popoli. E’ una città cosmopolita, persone provenienti da paesi diversi e portatrici di culture diverse riescono a incontrarsi e a convivere pacificamente».
La selezione degli artisti partecipanti è stata operata in collaborazione con alcuni stimati professionisti della world music, come Giovanni Amighetti, produttore musicale al lavoro dai primi anni ’90 con Realworld. Il risultato è un programma artistico di elevata qualità: oltre ai citati Ray Lema e Gasandji, sono attesi il percussionista ivoriano Boni Gnahoré, la band Mokoomba, il cantante camerunese Daniel Kollé In calendario anche interessanti incontri e dibattiti.
A ospitare il Festival sarà il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, che in quei giorni offrirà la possibilità di fare visite speciali: i visitatori infatti potranno scoprire le opere cinesi e africane esposte, tra cui il Buddha Amithaba della dinastia Qing, il Grande Diadema Krôkrôk-Tire dei Kayapò o la Corda della Saggezza del popolo Lega, accompagnati dalla musica live degli artisti del festival in un’atmosfera intima e suggestiva.

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