30/05/13 – R.D. Congo – Nord Kivu: rinforzi militari in attesa della brigata Onu

di AFRICA

“Ora Goma è difesa più che mai”: a rassicurare la popolazione del capoluogo orientale è il governatore della provincia del Nord Kivu, Julien Paluku, dopo che l’esercito regolare (Fardc) abbia rafforzato il dispositivo di sicurezza attorno alla capitale dell’instabile regione mineraria. Dieci giorni fa, dopo una tregua durata sei mesi, sono ripresi gli scontri tra soldati congolesi e ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) nel villaggio di Mutaho, a una decina di chilometri a nord di Goma, causando almeno 19 morti e 27 feriti. Inoltre razzi caduti sui quartieri di di Ndosho e Mugunga, alle porte del capoluogo, hanno mietuto altre quattro vittime e feriti, spingendo alla fuga più di 30.000 persone ospitate da mesi nei campi sfollati della zona. Solo la visita a Goma del Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha spinto le parti ad interrompere i combattimenti, ma dal 23 maggio la situazione sul terreno rimane incerta e gli scontri potrebbero riprendere da un momento all’altro. “Mutaho si è svuotato e le Fardc hanno preso posizione nel villaggio. I civili non devono avvicinarsi troppo per non correre rischi” ha detto il portavoce dell’esercito, il colonnello Hamuli. Sulla collina di fronte a Mutaho ci sono i combattenti dell’M23, la ribellione nata un anno fa col sostegno dei vicini Rwanda e Uganda.

Pochi giorni fa il capo dell’M23, Sultani Makenga, ha dichiarato che “non intendiamo riprendere il controllo di Goma ma non abbandoneremmo le nostre posizioni qui attorno”, sottolineando che “il governo non è in grado di batterci, non ha altra scelta che negoziare con noi”. Da settimane sono sospesi i colloqui di pace di Kampala, promossi dai paesi dei Grandi Laghi per riportare la pace nell’est del Congo: per sedersi nuovamente al tavolo, i ribelli hanno chiesto a Kinshasa la firma formale di un cessate-il-fuoco.

Oltre che per esercitare pressioni sul governo per spingerlo a tornare a Kampala, la ripresa degli scontri sul terreno è stata considerata come un tentativo di dissuadere la comunità internazionale dal dispiegare la Brigata di intervento Onu, creata dal Consiglio di sicurezza per dare la caccia a tutti i gruppi armati attivi in Kivu. Il capo delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, Hervé Ladsous, ha annunciato che “la brigata potrebbe essere operativa entro metà luglio”. Dotata di un mandato offensivo – è questa la principale novità – la brigata costituita da più di 3000 soldati del Sudafrica, Tanzania e Malawi affiancherà la locale missione Onu (Monusco), forte di 17000 uomini, spesso oggetto di critiche per l’incapacità a tutelare i civili.

Ma in Nord Kivu la situazione rimane altrettanto instabile anche a Butembo- Beni, dove unità speciali delle forze di polizia sono state dispiegate per “garantire la sicurezza della regione” ha annunciato il ministro della Difesa, Alexandre Luba Tambo. Un fenomeno relativamente nuovo e sempre più preoccupante si sta manifestando nella zona: quello dei sequestri di civili a scopo di estorsione da parte di varie milizie. La scorsa settimana fonti religiose della MISNA hanno denunciato il rapimento di almeno 15 persone – tra cui donne e minorenni – nei pressi della parrocchia di Nostra Signora dei Poveri, dove ad ottobre tre preti sono stati sequestrati. – Misna

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