27/09/13 – Mali – Ribelli del nord sospendono negoziati con Bamako

di AFRICA

 

Critiche al governo per la mancata attuazione dell’accordo di Ouagadougou, firmato lo scorso giugno, e incomprensioni di fondo e hanno spinto le ribellioni tuareg ed arabe del nord del Mali a sospendere i negoziati con il governo di Bamako. Ad annunciarlo con un comunicato congiunto sono i tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), l’Alto Consiglio per l’Unità dell’Azawad (Hcua) e il Movimento Arabo dell’Azawad (Maa).

“Informiamo la comunità nazionale ed internazionale che in seguito alle ripetute difficoltà nell’attuazione dell’accordo di Ouagadougou causate in particolare dal non rispetto degli impegni presi da parte del governo maliano, abbiamo deciso di sospendere la partecipazione al comitato competente” si legge nella nota diffusa dalla stampa locale. In realtà la sospensione sarebbe già effettiva dal 18 settembre ma è stata resa nota solo alcune ore fa. Tuttavia Mossa Ag Attaher per l’Mnla, Ahmada ag Bibi per l’Hcua e Boubacar Taleb per l’Maa non chiudono del tutto la porta a una ripresa dei colloqui, precisando di “aver inviato una lettera alla mediazione per convocare in modo urgente una riunione straordinaria di tutte le parti coinvolte”. Tra le altre cose, i tre gruppi ribelli protagonisti dal gennaio 2012 di una crisi armata nella regione settentrionale dell’Azawad chiedono la liberazione dei propri esponenti detenuti da Bamako.

Inoltre, secondo fonti di stampa internazionale, al centro del contenzioso c’è anche la questione cruciale dello statuto del nord del Mali che vede scontrarsi due posizioni diametralmente opposte. Da una parte la direzione dell’Mnla ha ribadito che “non negozierà altro che l’autonomia dell’Azawad” mentre dall’altra il presidente Ibrahim Boubacar Keita ha sottolineato che “non negozierà mai l’integrità territoriale del Mali e l’unità nazionale”.

Intervenuto all’Onu in occasione di una riunione ad alto livello sul Sahel, Keita ha proposto la “creazione di una Forza multinazionale” con i paesi della regione per “intervenire rapidamente contro la minaccia islamista in questa parte dell’Africa” e “sostenere i nostri partner dal punto di vista logistico”. Rivolgendosi alle nazioni vicine, il neo presidente maliano ha deplorato che “le rivalità regionali non fanno altro che aggravare il problema e la mancanza di cooperazione consente agli insorti e ai terroristi di fondersi alla popolazione e di penetrare indisturbati nei territori”. L’emissario speciale dell’Onu per il Sahel, Romano Prodi, ha evidenziato che “il livello di fragilità rimane alto e la mobilitazione internazionale comincia a ridursi quindi la possibilità di attività terroristiche e criminali è ancora elevata”.

L’accordo di Ouagadougou, che ha messo fine a 18 mesi di crisi armata nel nord, ha consentito l’organizzazione di elezioni presidenziali tra luglio ed agosto. Entro 60 giorni dall’entrata in carica del nuovo governo le due parti devono stabilire insieme lo statuto della regione. Sul terreno la situazione rimane ancora instabile a causa della presenza di uomini armati delle diverse ribellioni e dei banditi di strada tornati operativi tra Gao e Kidal. – Misna

 

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