18/12/13 – Centrafrica – Transizione a rischio, la crisi sul tavolo dell’Europa

di AFRICA

 

La transizione politica in Centrafrica, già messa a dura prova dall’insicurezza e dall’emergenza umanitaria, deve anche fare i conti con una spaccatura tra le sue principali componenti. All’origine della crisi istituzionale c’è il decreto firmato lunedì scorso dal presidente Michel Djotodia con il quale tre ministri e il direttore del Tesoro sono stati destituiti. Una procedura contestata dall’opposizione che ha denunciato una “violazione degli accordi di Libreville” (firmati lo scorso gennaio tra l’ex presidente François Bozizé e l’allora coalizione ribelle Seleka, ndr), chiedendo “l’annullamento dei decreti varati in modo unilaterale”. Il provvedimento avrebbe dovuto essere controfirmato anche dal primo ministro di transizione, Nicolas Tiangaye, unica personalità politica centrafricana riconosciuta dalla comunità internazionale poiché scelta consensualmente. La terza figura istituzionale della transizione è il presidente del Consiglio nazionale (Cnt, parlamento), Alexandre Ferdinand Nguendet, considerato vicino a Djotodia.

Per cercare di evitare un “braccio di ferro giuridico” dinanzi la Corte costituzionale tra il capo dello Stato e il primo ministro, a Bangui i diplomatici incaricati di verificare l’attuazione degli accordi di Libreville stanno tenendo riunioni ad alto livello. Dopo essersi rifiutato di ritirare i decreti, nelle ultime ore Djotodia ha ammorbidito la sua posizione accettando di sedersi attorno a un tavolo con Tiangaye e Nguendet per “discuterne”. L’incontro della “riconciliazione” è previsto per oggi, in presenza dei mediatori dei paesi dell’Africa centrale. Il capo del governo ha lanciato un appello alla “calma”, invitando tutte le parti a “preservare l’unità nazionale e la concordia, fondamenta del nostro paese” ha detto Tiangaye, rifugiato all’aeroporto dopo che la sua casa è stata saccheggiata nell’ultima ondata di violenza nella capitale, conclusa con 600 morti e 210.000 sfollati.

La Francia, impegnata militarmente in Centrafrica con 1600 soldati dell’operazione Sangaris, ha annunciato che potrebbe varare sanzioni ai danni di Djotodia, ribadendo che “sono previste dalla risoluzione 2127 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti di chi non rispetta gli accordi di transizione e di chi minaccia o ostacola il processo politico”.

Intanto sul versante militare prosegue l’intervento dei militari di Parigi a Boy-Rabe con blindati ed elicotteri per mettere in sicurezza il quartiere considerato un bastione delle milizie di autodifesa Anti-Balaka. Proprio oggi avverrà il passaggio ufficiale di consegne tra la Forza dell’Africa centrale (Fomac) e la Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca), una forza panafricana di 3600 soldati che a pieno regime potrebbe raggiungere i 6000 uomini. “In dieci giorni più di 7000 esponenti dell’ex ribellione Seleka sono stati disarmati e sono stati accantonati nelle caserme” hanno annunciato fonti della Misca. Per far fronte a una situazione complessa, non solo a Bangui, la Francia e i paesi africani sollecitano sostegni in truppe, logistici e finanziari. La crisi centrafricana sarà al centro del vertice europeo che si apre domani a Bruxelles.

Se tutti gli Stati membri dell’Unione europea hanno già espresso “pieno sostegno” all’intervento francese, per ora il dispiegamento di truppe non è all’ordine del giorno. Londra, Madrid e Berlino hanno messo a disposizione aerei per il trasporto di soldati e di materiale militare. L’Ue finanzierà la Misca con un contributo di 50 milioni di euro che si aggiungono ad altri fondi destinati agli aiuti umanitari. Ieri la crisi centrafricana è stato il tema di una riunione al Senato statunitense. “E’ la crisi più violenta in un paese che non è mai stato risparmiato negli ultimi 50 anni. Ci assicuriamo che le forze sono ben addestrate, ben equipaggiate affinché abbiamo i mezzi per agire in fretta e dispiegarsi fuori dalla capitale” ha dichiarato ai senatori Linda Thomas-Greenfield, vice segretario di Stato all’Africa. Washington ha sbloccato 100 milioni di dollari per rafforzare le capacità della Misca. – Misna

 

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