15/08/14 – Sudafrica – Marikana: musica e preghiere in attesa di giustizia

di AFRICA

 

“L’African National Congress ha tradito i lavoratori perché avrebbe dovuto favorire un negoziato, avendo tutti gli strumenti per farlo”: il vescovo anglicano Johannes Thomas Seoka, presidente del Consiglio delle Chiese del Sudafrica, parla con la MISNA a due giorni dall’anniversario della strage di Marikana.

Per sabato, insieme con i familiari delle vittime, sta organizzando una giornata di musica, preghiere e dibattiti che si terrà a Nkaneng: la township più vicina al luogo dove, il 16 agosto 2012, la polizia aprì il fuoco uccidendo 34 minatori che chiedevano salari meno bassi e dignità. “Stavano manifestando in modo pacifico” sottolinea ancora una volta Seoka, ricordando la strage più efferata in Sudafrica dalla fine del regime di apartheid nel 1994. Dopo quel 16 agosto il vescovo si è impegnato in un difficile tentativo di mediazione tra il governo, i sindacati e Lonmin, la multinazionale che detiene i diritti sulla miniera di Marikana.

In tutto il Sudafrica, sabato, si terranno 25 manifestazioni per ricordare. Parteciperanno familiari delle vittime, organizzazioni della società civile e politici di opposizione. Non dovrebbero mancare neanche i rappresentanti dell’African National Congress (Anc), il partito di governo, da subito accusato dai lavoratori di stare dalla parte dei padroni e di essere corresponsabile di ciò che accadde.

Sospetti confermati questa settimana dalla contestazione al vice-presidente Cyril Ramaphosa, chiamato a deporre di fronte alla commissione d’inchiesta costituita dopo la strage. Ex sindacalista in prima fila nel confronto con il regime di apartheid, nel 2012 Ramaphosa era azionista di Lonmin. I magistrati lo hanno ascoltato in merito a una telefonata con la quale quattro giorni prima della strage, sollecitato da un manager della multinazionale, avrebbe chiesto al ministro della Polizia Nathi Mthethwa di intervenire per porre fine allo sciopero dei minatori.

“I lavoratori – dice ora Seoka – sono convinti che dietro quelle scelte ci furono esclusivamente interessi economici”. Di certo, Ramaphosa è stato contestato. Anche perché, come sottolinea il presidente del Consiglio delle Chiese, “come sindacalista aveva tutta l’esperienza e la capacità per favorire un negoziato e scongiurare il massacro”. – Misna

 

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