Capo Verde – I frati contro le bande giovanili

di Enrico Casale
capo verde

Due Centri giovanili ispirati al modello degli oratori hanno vinto la battaglia contro la bande giovanili a Mindelo, nell’isola di Sao Vicente a Capo Verde. Il successo è legato all’impegno dei frati francescani cappuccini locali, sostenuti dai loro confratelli della provincia del Piemonte, in Italia.

Capo Verde, ex colonia portoghese al largo del Senegal e della Mauritania, è un arcipelago in grande trasformazione. Diventato indipendente nel 1975, ha vissuto fino al 1991 una lunga dittatura. Con l’affermazione della democrazia, il Paese, che ha poco più di 500mila abitanti, ha conosciuto uno sviluppo travolgente, ma pieno di contraddizioni. La pesca e il turismo hanno trascinato l’economia, ma il 40% della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà.

«Lo crescita è stata così forte e immediata che ha sconvolto l’assetto sociale locale – spiega a Fides fra Silvino Benetti, cappuccino piemontese, da 27 anni nell’arcipelago -. Un paese povero e tranquillo si è trovato nel vortice del cambiamento e della globalizzazione. Ciò è stato destabilizzante e ha inciso in modo profondo sulle istituzioni, soprattutto sulla famiglia. A pagare il prezzo più alto sono stati i giovani».

Negli anni Duemila scoppia nei principali centri dell’arcipelago, tra i quali Mindelo, il fenomeno delle bande minorili. Gruppi di giovani che si dividono i territori e si combattono per il loro controllo. «È stato uno choc per chi, come me, conosceva un arcipelago pacifico -, rileva fra Silvino -. Di fronte a questo fenomeno ho ripensato alla mia gioventù e al modello dell’oratorio. Mi sono detto: Forse quella può essere la strada giusta».

Negli anni, le amministrazioni locali capoverdiane hanno creato centri giovanili che hanno poi dato in gestione ad associazioni. «Nel 2003 abbiamo così deciso di prenderne in gestione uno, cinque anni dopo un secondo», ricorda fra Silvino. «Quest’ultimo era in un quartiere difficile nel quale due bande si scontravano di continuo. Sono riuscito a incontrare i giovani e a parlare con loro. Gradualmente li ho portati nel Centro giovanile e li ho coinvolti in attività artistiche e sportive. Nel 2011 le bande hanno ufficialmente fatto la pace».

Da quel momento i centri giovanili sono diventati un punto di riferimento per i quartieri difficili di Mindelo. I ragazzi e le ragazze li frequentano perché lì hanno la possibilità di giocare a calcio a basket (una delle squadre è composta in prevalenza da ex membri delle bande), di praticare arti marziali, danza. Gli studenti possono ricevere ripetizioni per le lezioni scolastiche. «La nostra è un’attività di prevenzione. Grazie alle donazioni di privati e di organizzazioni pubbliche, riusciamo a offrire un servizio gratuito a tutti i ragazzi. Inoltre molti ragazzi si impegnano nel Centro per mandare avanti le attività. Siamo diventati un modello per tutto l’arcipelago e questo ci sprona ad andare avanti. Pur tra mille difficoltà», conclude il frate.

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