09/10/13 – Centrafrica – Scontri nel nord-ovest, si aggrava il bilancio

di AFRICA

 

E’ salito ad almeno 52 morti il bilancio degli scontri armati tra combattenti dell’ex coalizione ribelle Seleka e gruppi di autodifesa costituiti dai residenti, chiamati ‘anti-balaka’ (anti-machete) in lingua locale sango. Lo hanno riferito fonti di stampa centrafricana aggiungendo che teatro dei violenti combattimenti è stato il villaggio minerario di Garga, circa a 200 km a nord-ovest da Bangui. La popolazione è scappata dalla località per trovare rifugio nella foresta e nella vicina cittadina di Yaloké, dove si sono registrate altre violenze. Secondo testimoni oculari la maggior parte delle vittime è costituita da giovani delle milizie di autodifesa, uccisi da colpi d’arma da fuoco, ma ci sono anche decine di feriti, di cui alcuni in gravi condizioni. Sulla vicenda, per ora, sono circolate poche informazioni: nelle zone remote del distretto dell’Ouham e di Ombella m’Poko sono presenti pochi operatori umanitari e sanitari.

In base alla ricostruzione dei fatti diffusa da fonti di stampa internazionale, le ostilità si sarebbero scatenate dopo un tentativo dei gruppi di autodifesa di riappropriarsi del controllo di Garga, dove da mesi ex-ribelli della Seleka bloccano le attività artigianali del settore minerario. Al centro della contesa armata ci sarebbe un cantiere di diamanti, chiuso dal colpo di stato del 24 marzo che ha portato al potere l’ex capo ribelle Michel Djotodia. Da allora sul Centrafrica vige una moratoria delle esportazioni di diamanti decisa dal Kimberley Process, per timore che siano vendute pietre estratte in modo illegale. Dopo l’attacco dei gruppi di autodifesa, risalente a lunedì scorso, rinforzi di combattenti Seleka sarebbero arrivati da Bangui e ingenti quantità di armi sarebbero state messe in circolazione per bloccare i giovani scontenti.

I fatti di Garga e Yaloké sono gli ultimi di una lunga serie di violenze che si sono già verificate il mese scorso nella regione vicina di Bossangoa, a un centinaio di chilometri, concluse con 100 morti e 20.000 sfollati. Alcuni osservatori hanno lanciato l’allarme per il rischio che il Centrafrica venga trascinato in una crisi interreligiosa tra gli ex-ribelli musulmani e la maggioranza della popolazione cristiana.

A poche ore da questa nuova ondata di violenza, il governo di Bangui ha firmato un decreto di nomina di 12 comandanti di altrettante regioni militari del paese con l’obiettivo di “garantire la sicurezza su tutto il territorio nazionale”. Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo Arsène Sendé, promettendo che “in ogni regione verranno dispiegati tra 200 e 400 uomini”. I contingenti regolari saranno costituiti da soldati delle vecchie forze armate (Faca) e da ex-combattenti Seleka integrati. Nel frattempo a Bangui i soldati dei contingenti dei paesi dell’Africa centrale (Fomac) proseguono le operazioni di disarmo forzato.

A giorni il Consiglio di sicurezza dovrebbe approvare una risoluzione che formalizzi il sostegno dell’Onu alla Fomac e il rafforzamento della rappresentanza locale delle Nazioni Uniti; potrebbe anche dare il via libera all’invio di caschi blu. – Misna

 

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