02/01/14 – Centrafrica – Bangui: nuove violenze, tensioni tra gli sfollati

di AFRICA

 

Altre centinaia di civili hanno raggiunto il campo sfollati situato nei pressi dell’aeroporto di Bangui per mettersi al riparo da nuovi attacchi e rappresaglie tra esponenti dell’ex coalizione ribelle Seleka e miliziani Anti-Balaka. Le ultime violenze, che si sono verificate ieri nella quinta circoscrizione della capitale, hanno causato una vittima e una quindicina di feriti, di cui tre bambini. In base ad alcuni testimoni locali, uomini della Seleka (a maggioranza musulmana) in abiti civili avrebbero lanciato ordigni contro abitazioni di cristiani, suscitando l’ira di giovani che hanno replicato all’aggressione appiccando il fuoco a decine di case di musulmani. In un’ora 16 persone sono state ricoverate nella struttura allestita da Medici senza frontiere (Msf) dove sono stati curati i civili feriti da arma da fuoco e da schegge di munizioni. Martedì nello stesso presidio medico improvvisato un neonato di sei mesi è deceduto dopo essere stato raggiunto da un proiettile.

Al di là della paura e delle condizioni di vita quotidiana sempre più difficili, nel campo sfollati dell’aeroporto stanno anche aumentando tensioni e sospetti a causa della presunta infiltrazione di ex Seleka, costringendo Msf ad evacuare il proprio personale medico-sanitario. Martedì centinaia di centrafricani hanno invaso le piste dell’aeroporto di Bangui per protestare contro l’insicurezza e le cattive condizioni di vita, auspicando operazioni di disarmo degli ex ribelli “più celeri”.

Fonti di stampa locale hanno inoltre riferito che pur essendo collocato nei pressi della base dei soldati francesi dell’operazione Sangaris e della forza panafricana della Misca, nessun militare sta vigilando sull’immenso campo sfollati. Questo vuoto di sicurezza unito al perdurare degli scontri intercomunitari stanno alimentando crescente preoccupazione degli operatori umanitari che chiedono un intervento rapido dell’Onu. L’insicurezza diffusa sta rallentando, o addirittura impedendo in alcuni quartieri, la consegna di cibo, acqua e medicinali oltre che l’assistenza sanitaria nei 60 siti che in tutto ospitano più di 370.000 sfollati. A questi si aggiungono altre centinaia di migliaia di persone che da mesi si sono rifugiate nelle foreste alle porte della capitale.

Hanno invece scelto la strada dell’esodo almeno 10.000 ciadiani che da anni erano stabiliti in Centrafrica, tornati in patria nei giorni scorsi con ogni mezzo possibile. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha lanciato un appello a favore di un sostegno umanitario alle autorità di N’Djamena per aiutarle a far fronte al ritorno in massa di civili che potrebbe costituire una nuova fonte di tensione nel confinante Ciad. Un altro fronte caldo è la frontiera col Camerun dove sono stati segnalati nuovi attacchi attribuiti ad assalitori centrafricani – presumibilmente della Seleka – contro alcuni villaggi dell’est camerunense saccheggiati in modo sistematico. Le truppe di Yaoundé sono intervenute, uccidendo un assalitore e arrestando una decina di uomini armati.

Intanto sul fronte diplomatico la crisi centrafricana è al centro dell’agenda dei paesi dell’Africa centrale e della Francia. Il presidente congolese Denis Sassou Nguesso – mediatore regionale – si è detto “preoccupato per la possibile implosione del Centrafrica, a causa della presenza di forze negative, con conseguenze molto gravi anche oltre l’Africa centrale”. Il Centrafrica è il tema centrale della visita avviata dal ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, arrivato oggi a Bangui, dopo una tappa a N’Djamena e prima di incontrare i capi di Stato del Gabon e della Repubblica del Congo. Dal suo esilio l’ex presidente François Bozizé – destituito dalla Seleka con un colpo di stato lo scorso marzo – ha chiesto al suo successore Michel Djotodia, “il cui nome è sinonimo di caos”, di rassegnare le dimissioni. – Misna

 

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