Culminano oggi, 11 novembre 2025, le celebrazioni del Cinquantenario dell’Indipendenza dell’Angola da circa 400 anni di dominio portoghese. L’indipendenza fu dichiarata oggi, di 50 anni fa, dal leader del partito Mpla, il medico e poeta Agostinho Neto, che proclamò la nascita della Repubblica Popolare dell’Angola e ne divenne il primo presidente. Nello stesso giorno iniziò una lunga guerra civile tra le principali fazioni nazionaliste.
Il presidente Joao Lourenço si trova ora in Piazza della Repubblica a Luanda per una solenne cerimonia, alla quale sono presenti, secondo fonti ufficiali, diecimila invitati e 45 delegati stranieri, tra cui capi di Stato. Sono previste parate civili e militari, una cerimonia postuma con la consegna di una medaglia d’onore ad António Agostinho Neto, e un discorso del presidente in carica. Dal mondo interno stanno giungendo messaggi di congratulazioni alla nazione africana.
Il bilancio politico a mezzo secolo dall’indipendenza (1975) evidenzia la continuità del potere esercitato dal Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (Mpla), che ha mantenuto ininterrottamente il controllo del Paese. La diffusione di corruzione e clientelismo, l’arricchimento a oltranza di un’élite vicina al potere, mentre la maggior parte della giovane popolazione cresce sempre più povera, hanno fatto aumentare il malcontento nei confronti del potere, sfociato in inedite manifestazioni a fine luglio scorso.

In occasione di questo cinquantesimo, l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (Unita), principale partito di opposizione, sottolinea che l’indipendenza avverrà solo “quando ogni angolano potrà vivere con dignità, partecipare liberamente alla costruzione del proprio destino e vedere riconosciuto il proprio contributo alla costruzione della nazione”. Il partito fondato da Jonas Savimbi esprime “profonda preoccupazione” per “gli elevati livelli di esclusione sociale, economica, politica e culturale”, che “emarginano gran parte della popolazione”, e denuncia “l’assenza di una vera riconciliazione nazionale” attorno a “una memoria condivisa e un prospero destino comune”. Il partito politico critica inoltre la mancanza di un riconoscimento autentico ed equo dei veri “Padri dell’Indipendenza” dell’Angola – Holden Roberto (fondatore del Fnla) e Jonas Savimbi – allo stesso livello di António Agostinho Neto, in quanto firmatari dell’Accordo di Alvor, considerando che fu grazie a questi leader che il Paese fu liberato “dal giogo coloniale”.
A cinquant’anni dalla sua nascita, l’economia angolana è ancora eccessivamente dipendente dal settore petrolifero, anche se da diversi anni i discorsi ufficiali si fanno promotori di una politica di diversificazione. Le relazioni economiche e politiche tra Angola e Portogallo, storicamente significative, continuano a essere intense e. l Portogallo si conferma come il principale fornitore dell’Angola, coprendo circa il 18% delle importazioni totali del Paese, secondo, Trading Economics, 2025. I rapporti sono sostenuti da significativi Investimenti diretti esteri (Ide) portoghesi e da una vasta comunità di lavoratori angolani e lusofoni che generano flussi di rimesse.
La comunità angolana in Portogallo nel 2025 rappresenta una delle più grandi e influenti comunità straniere residenti nel Paese europeo, mantenendo un legame storico e culturale profondo con l’ex potenza coloniale. Nel sogno di molti giovani angolani, c’è proprio il desiderio di emigrare e la porta d’ingresso passa generalmente da Lisbona.


