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mutilazioni genitali femminili

    mutilazioni genitali femminili
    FOCUS

    Mutilazioni genitali femminili: cresce il dato in Italia, ma cala tra le giovani nel mondo

    di claudia 25 Ottobre 2025
    Scritto da claudia

    a cura della redazione

    Le nuove stime delle Università di Milano-Bicocca e Bologna, presentate con Amref, mostrano che in Italia vivono 88.500 donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili. Le comunità con numeri assoluti più alti sono egiziane, nigeriane ed etiopi. L’incidenza più alta si registra tra le donne somale, sudanesi e guineane, ma il dialogo con le nuove generazioni apre spiragli di cambiamento.

    Questa settimana sono state presentate le nuove stime relative alle mutilazioni genitali femminili (MGF) in Italia. La mutilazione genitale femminile comporta l’alterazione o il danneggiamento dei genitali di una donna per ragioni non mediche, che può causare complicazioni come infezioni gravi, dolore cronico, depressione, infertilità e persino la morte. Riconosciute a livello internazionale come una violazione dei diritti umani, sono state praticate da varie società nel corso dei secoli.

    Secondo uno studio condotto dall’Università di Milano Bicocca e Università di Bologna1,in Italia sono presenti circa 88.500 donne che hanno subito le MGF. Un aumento del 1% rispetto alle stime pubblicate nel 2019, sempre da uno studio condotto dall’Università Bicocca. Le nuove stime sono state presentate il 23 ottobre, nella Sala Consiglio della Città Metropolitana di Milano, presso Palazzo Isimbardi. L’evento è stato promosso dai due atenei, in collaborazione con Amref Health Africa.

    Le MGF colpiscono almeno 230 milioni di donne, nel mondo. “In diversi Paesi si registrano riduzioni significative: le giovani subiscono le MGF meno frequentemente rispetto alle adulte” affermano Patrizia Farina, dell’Università Milano- Bicocca e Livia Ortensi, dell’Università di Bologna, che hanno curato la ricerca, insieme ad Alessio Menonna di Fondazione Ismu, all’interno del Progetto DORA. “Guardando all’Italia al 1° gennaio 2023 – continua Farina – si stima che siano presenti circa 88.500 donne di età superiore ai 15 anni che hanno subito le MGF, la grande maggioranza delle quali nate all’estero (98%)”.

    “La prevalenza più elevata si registra tra le donne over 50 – continuano Farina e Ortensi – e si riduce al diminuire dell’età”. Le comunità con numeri assoluti più alti sono egiziane, nigeriane ed etiopi. L’incidenza più alta si registra tra le donne somale (97,8%), sudanesi (90,8%) e guineane (91,5%), secondo l’indagine. Le bambine sotto i 15 anni potenzialmente a rischio di MGF in Italia sono 16.000.

    “Sempre più persone nella mia comunità si confrontano sulle MGF e promuovono il cambiamento” afferma Paola Crestani, Presidente di Amref Italia. “Quelle parole non sono mie – continua Crestani – sono di una delle tante ragazze e ragazzi con background migratorio che, in Italia, in questi anni ci hanno raccontato quanto hanno messo in moto con il progetto Y-ACT grazie ad incontri organizzati in bar, università, luoghi di ritrovo delle comunità, per rompere un tabù e dare voce al silenzio. Questa è la sola strada che conosciamo, insegnataci dall’Africa: il dialogo con le comunità e con tutti gli operatori coinvolti. Una sfida che, date le stime della ricerca, deve essere rafforzata, a tutti i livelli, ma che ci dà speranza, guardando alla diminuzione della pratica tra le nuove generazioni”.  

     L’incontro “MGF Nuove stime e nuove generazioni. Evento interregionale di formazione e sensibilizzazione sulle mutilazioni genitali femminili (MGF)” è stato introdotto dalle autorità. Diana De Marchi – Consigliera delegata alle Politiche sociali, del lavoro e pari opportunità della Città Metropolitana di Milano – che ha affermato “Il contrasto alle MGF è un percorso che va gestito coralmente, in una strategia coordinata tra istituzioni, realtà associative e sanitarie. Non basta sensibilizzare, quindi, ma serve mettere in atto strategie concrete per fermare quella che è una pratica lesiva dei diritti delle donne, una forma di violenza di genere e di violazione dei diritti umani, sostenendo le realtà attive su questo fronte, che oggi sono qui, e che ringrazio per l’instancabile impegno”.

    “Si tratta di fenomeni di cui si parla ancora troppo poco – afferma la Presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi – ritenendoli lontani da noi, ma non è così. Queste pratiche lesive della dignità umana e della salute delle donne interessano e sono presenti ancora in tantissime famiglie, all’interno delle quali si affrontano solo con il silenzio e la sottomissione. È un dovere delle nostre istituzioni accompagnare le organizzazioni e le persone che affrontano il contrasto alle mutilazioni genitali femminili nel percorso di dialogo, sensibilizzazione e accompagnamento sanitario delle donne che hanno subito queste violazioni e delle famiglie nelle quali sono considerate ancora usanze culturali legittime”.

    Mentre Maria Carmela Rozza – Consigliera regionale della Regione Lombardia afferma “le istituzioni sono grate alle associazioni, che fanno un lavoro prezioso su queste battaglie importanti. Abbiamo il dovere di sostenerle. I dati di oggi ci indicano quanto il lavoro dal basso, il dialogo, siano fondamentali, per dei cambiamenti sociali e culturali nelle società, la nostra e di qualsiasi altra parte del mondo”

    In un passaggio della ricerca – che verrà ufficialmente pubblicata fra qualche settimana- si richiamano i fattori protettivi dalle MGF: il livello di istruzione, l’anzianità migratoria, il Paese di nascita, non aver subito la pratica, essere di seconda generazione.

    Proprio le nuove generazioni sono state protagoniste dell’evento. Presenti, infatti, alcune ragazze del progetto Y-Act -cofinanziato prima dall’UE e ora sostenuto da MSD – che ha l’obiettivo di prevenire e contrastare le MGF in Italia, attraverso il coinvolgimento dei giovani. Dei 30 giovani della rete erano presenti Rowida Ibrahim Khalaf Alla Ghaleb Abdelaziz, Shahd Newir, Sara El Nagar, Jasmina El Shouraky, Esraa Newir.

    Proprio Esraa Newir ha affermato “è importante ribadire con forza che le MGF non sono un problema che riguarda solo i Paesi lontani. Chi le ha subite vive qui, anche nelle nostre comunità, nei nostri quartieri. Molte di coloro che abbiano incontrato attraverso il progetto Y-Act non avevano mai raccontato la propria esperienza, neanche alla propria famiglia. Quando lo hanno fatto è stato fortissimo. Il nostro ruolo non era quello di giudicare chi aveva subito MGF, etichettare, ma aprire porte. Ascoltare e accogliere. Perché solo quando una donna trova la libertà di raccontarsi con la propria voce, la sua storia smette di essere dolore e diventa potere”.

    Presente all’evento anche il Direttore del Centro SaMiFo della ASL Roma1, Giancarlo Santone che ha raccontato le buone pratiche e i percorsi del servizio territoriale pubblico della Regione Lazio. “Il SaMiFo (Salute Migranti Forzati) è una Struttura Sanitaria a valenza Regionale per l’assistenza e la cura delle e dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale”. Tra le attività richiamate dal dottor Santone c’è anche “il passaporto della salute, un documento tradotto in molte lingue, volto a prevenire le mutilazioni genitali femminili, attraverso le nuove generazioni”. Proprio nel Lazio, si terrà un prossimo appuntamento di rilievo sul tema delle mutilazioni genitali femminili, a Roma l’8 novembre. 

    1 A revised estimation of Female genital mutilation/cutting among migrants in Italy for the year 2023.” Journal of Biosocial Science

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