Sono passati appena dieci giorni dall’annuncio congiunto di Burkina Faso, Mali e Niger di voler abbandonare la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), ma ieri questi tre Paesi hanno fatto sapere non solo di voler lasciare l’organizzazione ma anche di volerlo fare immediatamente.
I tre Paesi hanno annunciato il loro ritiro il 28 gennaio e il giorno successivo hanno inviato una notifica formale all’organizzazione. L’articolo 91 del trattato Ecowas prevede che i Paesi membri restino vincolati ai loro obblighi per un periodo di un anno dopo aver notificato il loro ritiro. Tuttavia questa scadenza, secondo i tre Paesi golpisti, non sarà rispettata. In particolare, è stato il ministero degli Esteri del Mali a chiarire questa posizione, con una nota ufficiale pubblicata anche sui suoi canali social ieri pomeriggio: “Il governo della Repubblica del Mali non è più vincolato dai vincoli di scadenza menzionati nell’articolo 91 del trattato” afferma il ministero degli Esteri maliano. Bamako sostiene che la stessa Ecowas ha reso il trattato “inoperante” quando non ha adempiuto ai propri obblighi chiudendo i confini degli Stati membri con il Mali nel gennaio 2022, negandogli così l’accesso al mare.
In tal senso, Bamako ha ribadito “il carattere irreversibile della decisione del governo” di ritirarsi “senza indugio dall’Ecowas a causa della violazione dei suoi stessi testi da parte dell’organizzazione”. In Burkina Faso, una lettera simile del ministero degli Affari esteri indirizzata all’Ecowas ribadisce “la decisione di ritirarsi senza indugio” e la sua natura “irreversibile”. Ouagadougou cita “gravi mancanze” da parte dell’organizzazione e in particolare “sanzioni” adottate con “la chiara intenzione di distruggere le economie dei paesi in transizione”. Infine a Niamey, le autorità golpiste nigerine hanno confermato il loro ritiro immediato dall’Ecowas, anche in questo caso con una lettera inviata all’organizzazione la settimana scorsa, e ritengono l’articolo 91 non più valido.