Niger: dopo la scadenza dell’ultimatum ai golpisti, giovedì nuovo vertice Ecowas

di claudia

Sale l’attesa per una nuova riunione dell’organizzazione che riunisce i Paesi dell’Africa occidentale, l’Ecowas, che dopo la scadenza dell’ultimatum dato ai golpisti in Niger si ritroverà giovedì 10 agosto.

Ad Abuja, convocati d’urgenza, si ritroveranno i capi di Stato e di governo che ancora tengono in piedi questa organizzazione regionale.

Si tratterà del secondo vertice dei capi di Stato convocato in meno di due settimane, dopo quello del 30 luglio. La Nigeria, che detiene la presidenza di turno dell’Ecowas, ospiterà un vertice difficile che dovrà prendere atto di come sul terreno le cose non si siano sviluppate secondo le previsioni iniziali e dovrà decidere se ricorrere o meno alla forza o se invece continuare ad alimentare la fiammella della possibile soluzione politica.

La giunta militare golpista ha nominato ieri, tramite decreto, un primo ministro “di transizione”. Si tratta di un civile, l’economista ed ex ministro delle Finanze, Ali Mahaman Lamine Zeine. A 58 anni, questo nativo di Zinder è attualmente il rappresentante della Banca africana di sviluppo (AfDB) a N’Djamena, in Ciad, dopo aver servito la stessa istituzione e nella stessa posizione in Costa d’Avorio e Gabon. Il decreto porta la firma del presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp), il generale Abdourahamane Tchiani.

Oltre al primo ministro “di transizione” del Niger, il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (Cnsp), la giunta militare ha nominato altri responsabili: il generale Amadou Didilli a presidente dell’Alta Autorità per il Consolidamento della Pace (Hacp); il generale Abou Tagué Mahamadou, ispettore generale degli eserciti e della gendarmeria nazionale; il colonnello Ibro Amadou Bachirou, a capo di stato Maggiore personale del presidente della Repubblica; il colonnello Habibou Assoumane a comandante della guardia presidenziale.

Secondo il media Confidentiel Afrique, Mohamed Bazoum continua a rifiutare di firmare le dimissioni e si attiene ancora alla sua decisione di non cedere alle pressioni della giunta militare, che le ha rovesciato e lo detiene insieme a suoi parenti dal 26 luglio. “Secondo le nostre informazioni, rifiuta di abdicare e riconosce solo la legittimità attinta dal popolo sovrano che si è espresso a suo favore durante le ultime elezioni presidenziali del 2021”, scrive il giornale panafricano con sede a Dakar.

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