Sudafrica – I vescovi cattolici: «Zuma avrebbe dovuto dimettersi prima»

di Enrico Casale
Zuma

“Le dimissioni del Presidente Jacob Zuma dovevano essere presentate da tempo” affermano i Vescovi della Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC), in una dichiarazione giunta all’Agenzia Fides, nella quale si felicitano per le dimissioni del Presidente sudafricano.
Zuma ha rassegnato l’incarico dopo essere stato sfiduciato il 13 febbraio dai vertici del suo partito, l’Africa National Congress (ANC). Di fronte alla prospettiva di un voto di sfiducia dell’Assemblea Nazionale, che doveva tenersi il 15 febbraio, il 14 Zuma ha annunciato le dimissioni.
La sua Presidenza è stata contrassegnata da gravissimi scandali di corruzione che hanno reso ancora più pesante la delusione della popolazione per la crisi economica che colpisce il Paese. “Il fatto che si sia permesso a Zuma di rimanere nella posizione più importante dello Stato, nonostante l’evidenza schiacciante e di lunga data della sua inidoneità alla carica, ha prodotto un danno immenso alla reputazione internazionale del nostro Paese, alla sua economia, e in modo particolare ai cittadini più poveri e vulnerabili” sottolineano i Vescovi.
Zuma è accusato di corruzione personale e di una vita licenziosa al punto che “è percepito da tutti che la presidenza Zuma ha degradato gli standard di moralità e di onore della vita pubblica, ed ha fomentato la corruzione e l’abbandono del dovere a tutti i livelli del governo”.
Il 15 febbraio l’Assemblea Nazionale ha eletto Capo dello Stato, Cyril Ramaphosa, leader dell’ANC.
I Vescovi auspicano che i vertici dell’ANC imprimano una svolta netta rispetto al passato e lanciano un appello alla leadership del partito perché “si impegni a condurre un’analisi approfondita dei suoi standard interni e dei meccanismi di responsabilità”.
Un’analisi dell’Ufficio Parlamentare della SACBC sottolinea che Zuma è stato messo al potere da una cordata interna all’ANC che voleva proprio un “leader debole, malleabile e cedevole, al posto del presunto distaccato e autoritario Thabo Mbeki”. “La coalizione di Cosatu, il Partito comunista e la Lega della gioventù dell’ANC, sostenuta da vari giornalisti e spin-doctor, sapeva esattamente chi stavano promuovendo. Il ben noto record di corruzione, disonestà, clientelismo, autopromozione di Zuma non li ha preoccupati affatto dato che l’hanno affibbiato a noi, mettendo così in moto il decennio disastroso che ha macchiato la nostra reputazione e ci ha portato indietro economicamente, istituzionalmente e politicamente. Non tutti i responsabili della creazione dello ‘Zumanami’ si sono ancora scusati con la nazione”.
Ad onore di Zuma va però detto, sottolinea l’analisi, che si è ritirato affermando che “nessuna vita deve andare persa nel mio nome”. Un fatto che fa onore alla democrazia sudafricana rispetto ad altre situazione come quelle della Repubblica Democratica del Congo, dell’Uganda o del Venezuela.
(19/02/2018 Fonte: Fides)

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