Somalia, la cooperazione italiana a sostegno della pesca artigianale

di claudia
pesca in ghana

Un intero anno centrato sulla pesca artigianale e sull’acquacoltura, settori che per alcuni Paesi potrebbero rappresentare un volano importante di sviluppo economico. La Fao ha voluto dedicare il 2022 proprio a questo tema che rientra fra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) e Oltremare, il magazine della Cooperazione italiana, dedica un approfondimento alla Somalia.

Decenni di conflitto e insicurezza continuano ancora oggi a segnare la vita dei somali, eppure proprio di fronte le loro coste ci sono alcune tra le acque più pescose del pianeta. In Somalia, la Cooperazione italiana ha varato tra gli altri un importante progetto implementato sul campo – come capofila – dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (Unido). Una delle componenti del progetto riguarda la realizzazione di un masterplan della pesca su cui dal 2018 sta lavorando Federpesca, la Federazione nazionale delle imprese di pesca. “Siamo partiti su sollecitazione dello stesso governo somalo – racconta ad Oltremare Stefania Valentini, responsabile dell’Ufficio di Federpesca a Bruxelles – che ha dimostrato una particolare coscienza ambientale sulla gestione degli stock ittici. Ovviamente non è semplice far quadrare sostenibilità ambientale, esigenze occupazionali e politiche di gestione e in Somalia ci siamo trovati di fronte a sfide, anche relative alla sicurezza, che spingono a trovare soluzioni di volta in volta diverse e rispondenti alla realtà del posto”. Questo significa, per esempio, che il masterplan – a cui Federpesca sta lavorando in collaborazione con la Fao e con la Fondazione Hope – deve fare i conti con il contesto di insicurezza locale, ma anche con il fenomeno della pirateria e ancor di più con la presenza nelle pescose acque antistanti il Paese di pescherecci stranieri che operano in regime di illegalità. “Al tempo stesso – sottolinea ancora Valentini – le autorità somale sono ben consapevoli di questa ricchezza, che se ben gestita può essere un volano di sviluppo per un Paese che ha una linea costiera di oltre tremila chilometri”.

Grazie alla collaborazione con l’ufficio italiano di Unido, l’Investment and Technology Promotion Office (Itpo) con sede a Roma, il progetto ha avuto modo di coinvolgere diverse aziende italiane impegnate nella catena del freddo, nella costruzione di strumenti da pesca e motori per imbarcazioni, nonché nella progettazione di impianti per la lavorazione del pescato. 

La posizione strategica della Somalia (si pensi solo che buona parte del pescato venduto in Italia arriva proprio dall’Oceano Indiano) è dunque ancora oggi un valore solo in potenza. Il masterplan è però il punto di partenza per una possibile svolta in grado di favorire sia i piccoli pescatori sia l’eventuale sviluppo di una pesca industriale. “Certo, resta quella grande sfida della sicurezza che di fatto impone scelte che magari non sarebbe necessario fare in altri Paesi” dice ancora a Oltremare Valentini, ricordando come per le piccole imbarcazioni siano stati ipotizzati punti di sbarco e approdi con stoccaggio dei prodotti nelle vicinanze della costa così da attivare filiere a partire da luoghi più sicuri da cui raggiungere i mercati locali. Una necessità legata alla presenza di gruppi armati che rendono difficile se non impossibile creare dei canali commerciali sicuri, dal mare ai mercati cittadini.

Federpesca sta affrontando anche il tema della parità di genere; nelle prossime settimane organizzerà un workshop a Mogadiscio (dove le varie operazioni stanno usufruendo del sostegno dell’Ambasciata italiana e del locale ufficio Aics) e conta di completare entro quest’anno il masterplan da consegnare alle autorità somale: “La pesca somala – conclude la responsabile di Federpesca – ha il potenziale per sviluppare e sostenere la sicurezza alimentare e del reddito in tutta la regione. Gli investimenti nell’economia somala della pesca, in particolare nelle infrastrutture, a loro volta sosterrebbero altri settori, contribuirebbero positivamente alla prosperità a lungo termine e, in ultima analisi, migliorerebbero anche la sicurezza nazionale”. 

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