Senegal, ancora troppi ragazzini accattoni. Le Ong: «Bisogna salvarli, i politici intervengano»

di Enrico Casale
talibe

Si è iniziato a fare qualcosa, ma non basta. Il fenomeno dei bambini che chiedono l’elemosina per le strade senegalesi (talibe) non accenna a diminuire. Anzi. Nel Paese si sarebbero (si tratta di stime, non ci sono statistiche ufficiali) circa 50mila bambini che mendicano (15mila solo nella città di Saint Louis). Arrivano da villaggi interni o da Stati vicini come Gambia, Mali e Guinea Bissau. Per la maggior parte, sono bambini tra i 3 e i 15 anni inviati dai genitori nelle scuole coraniche per apprendere il Corano e i precetti dell’Islam. Invece di impartire loro le lezioni, i marabutti, i leader religiosi delle scuole, li mandano a raccogliere soldi e riso per le strade. Molti cercano di fuggire, ma spesso vengono incatenati.

Nel 2005 il Senegal è corso ai ripari approvando una legge che proibisce l’accattonaggio. Finora però non è stata applicata con il rigore necessario. Le comunità locali, un tempo compiacenti con i marabutti, oggi stanno iniziando a prendere coscienza del problema e sta reagendo denunciano la violenza contro i piccoli e testimoniando contro gli sfruttatori.

Ma tutto ciò non è sufficiente. Nonostante a marzo siano stati recuperati dalle strade di Dakar oltre 1.500 ragazzi, molti dei quali restituiti alle rispettive famiglie, decine di migliaia continuano a subire abusi e sono costretti all’accattonaggio. Human Rights Watch ha chiesto alle autorità senegalesi maggiore impegno per recuperare queste piccole vittime. In vista delle elezioni dell’Assemblea Nazionale del 30 luglio, le organizzazioni umanitarie hanno chiesto ai partiti di includere tra le priorità dei loro programmi elettorali la questione dei talibe.

 

 

 

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