La Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) accusa la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) di aver organizzato le elezioni “per sfida” pur sapendo di non aver soddisfatto tutte le condizioni necessarie per farlo. “Il caos registrato durante (…) le elezioni è in parte dovuto all’ostinazione della Ceni che, nonostante i vincoli di cui era consapevole, ha organizzato le elezioni in modo sprezzante, in violazione del quadro giuridico nazionale e dell’amministrazione elettorale”, scrivono i vescovi in una dichiarazione.
I vescovi denunciano elezioni caratterizzate, in generale, da frodi, corruzione su larga scala, vandalismo del materiale elettorale, incitamento alla violenza, intolleranza, attacco ai diritti umani, alla vita umana e alla dignità delle persone fino a umiliare pubblicamente la donna.
Nel messaggio reso pubblico ieri, i vescovi, che hanno anche formulato “raccomandazioni utili per il futuro del Paese”, affermano di aver seguito con tristezza l’andamento delle operazioni elettorali, a due livelli. Direttamente, dalle loro diocesi che coprono l’intero territorio della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e indirettamente dalla Missione di Osservazione Elettorale congiunta della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo e della Chiesa di Cristo in Congo (Moe Cenco-Ecc).
I presuli esprimono il loro apprezzamento per il fatto che più o meno il 40% dei congolesi iscritti si è mobilitato per votare, anche oltre i termini legali, perché credeva in una nuova partenza dal proprio Paese. Ma queste persone sono oggi “disilluse e traumatizzate” dal modo in cui questo processo è stato organizzato e dalle condizioni in cui si è svolto in molti luoghi. Ciò denota “una mancanza di considerazione nei suoi confronti” e “non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e sentito”, affermano i vescovi congolesi.
L’insediamento del presidente rieletto Felix Tshisekedi è prevista per questo sabato, 20 gennaio.
