Parchi naturali e colonizzazione verde, tesi a confronto

di claudia
savana

di Gianfranco Belgrano

I grandi parchi naturali africani sono elemento positivo o sono una forma di nuova colonizzazione? L’interrogativo (dando anche una risposta) se lo è posto Survival International che ha varato un’apposita campagna diretta da Fiore Longo. “Siamo di fronte a un colonialismo verde ovvero a una vera e propria guerra contro i popoli indigeni” ha detto la stessa Longo intervenendo in un panel dedicato a questo tema e organizzato dalla rivista Africa all’interno dell’XI edizione dei Dialoghi sull’Africa.

“Le comunità indigene sono state per secoli custodi di preziosi ecosistemi da dove vengono adesso cacciati per fare spazio a riserve usate come spazi di caccia al trofeo per i ricchi turisti che vengono soprattutto dall’Occidente” ha detto Fiore Longo.

Una caccia al trofeo da cui non è esente l’Italia. Qualche numero lo ha dato Martina Pluda di Human Society, che ha detto come tra il 2014 e il 2020 l’Italia ha importato 437 trofei di caccia con l’ippopotamo al primo posto.

Le tesi sui danni causati dalla caccia al trofeo sono state contestate nello stesso panel da Gianni Bauce, tour operator che organizza safari fotografici in Zimbabwe. “Le riserve di caccia – ha detto Bauce – a mio parere stanno contribuendo a salvare diverse specie che altrimenti sarebbero a rischio estinzione a causa di altri fattori come la crescita demografica dell’uomo e la riduzione degli habitat naturali per gli animali selvatici”. Secondo Bauce quindi, che ha sottolineato di non voler affrontare la questione da un punto di vista etico ma semplicemente di conservazione, la caccia al trofeo sta paradossalmente salvando quegli animali che altrimenti sarebbero a rischio sopravvivenza per altre ragioni.

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