Nuovi mercati e prospettive per le imprese italiane in Africa

di claudia

“L’Africa rappresenta in questo momento un nuovo mercato di sbocco, soprattutto per tutte quelle imprese che si trovano all’improvviso chiusi il mercato russo, quello ucraino, quello bielorusso e dei paesi limitrofi per effetto del conflitto”. Lo sostiene in un’intervista a InfoAfrica Eugenio Bettella, partner dello studio legale Bergs & More. “L’Africa è senz’altro una regione che le imprese italiane devono iniziare a considerare sia in via diretta sia tramite alleanze strategiche che possono essere realizzate con i Paesi del Golfo con i quali magari si ha più familiarità, perché il Golfo sta finanziando molte iniziative sia infrastrutturali che commerciali nel continente” ha aggiunto Bettella sentito a margine della Legal Community Week 2022 in corso a Milano. 

Questo riposizionamento delle imprese italiane è già in atto?

“Storicamente le imprese italiane hanno approcciato l’Africa nel settore delle infrastrutture in primo luogo e poi con grandi operazioni di esportazione. In questo momento per effetto della progressiva implementazione dell’Area di libero scambio continentale, sta diventando un vero e proprio mercato di sbocco che potrà essere approcciato via Dubai dove molte imprese italiane sono posizionate da tempo o attraverso grandi hub africani come Nairobi in Kenya o Accra in Ghana”.

Quali sono i settori che in Africa potrebbero aprire opportunità per l’Italia?

“In questo momento post-pandemico il continente africano sta evidenziando dei trend molto interessanti. Ci sono grandissime richieste per quanto riguarda tutto il mondo del fintech, tutto il mondo dell’e-commerce, della logistica, il settore sanitario e anche l’agribusiness”.

C’è un’Africa che deve creare valore aggiunto perché solo così può creare posti di lavoro per una popolazione in progressiva crescita. 

“Qui ricorre il tema dell’Africa a chilometro zero. Quello che si produce in Africa deve essere destinato all’Africa. Dopo le delusioni pandemiche determinate dalla Cina, inizia a esserci un nuovo trend di reshoring, per riportare tutta la produzione delle imprese italiane in Italia. Io credo sia più importante ragionare su un concetto di regional shoring, ovvero di posizionarsi nei mercati dove si vuole vincere la competizione commerciale. E quindi un posizionamento di un’impresa anche solo con una unità di assemblaggio, un ufficio vendite e un servizio clienti adeguato all’interno del continente può essere già una mossa vincente che posiziona l’impresa in un mercato che da qui ai prossimi 30 anni non potrà che crescere”. 

Se dovesse scegliere i Paesi su cui puntare da qui ai prossimi 10 anni quali sceglierebbe?

“Non sceglierei il Sudafrica che sarebbe la scelta naturale perché è il più industrializzato e perché è già piuttosto saturo. Sceglierei senz’altro il Kenya, guarderei con grande interesse anche alla Tanzania e all’Uganda. In Africa occidentale punterei su Costa d’Avorio, sul Ghana, e sulla Nigeria come mercato autonomo. Poi senz’altro guarderei all’Egitto. Tra gli outsider il Senegal in Africa occidentale, e la Repubblica democratica del Congo che è un mercato in apertura”. 

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