Nigeria: John Randle Centre, dove la cultura Yoruba prende vita

di claudia

a cura di Claudia Volonterio

Inaugurato pochi mesi fa a Lagos, il John Randle Centre di Lagos rompe con il modello museale occidentale e celebra la cultura Yoruba in modo immersivo e multisensoriale. Una nuova esperienza di museo tra mito, tecnologia e identità.

Ha aperto i battenti da pochi mesi, ma il John Randle Centre for Yoruba History and Culture di Lagos ha già ottenuto ampi consensi. Media locali e internazionali l’hanno lodato per aver stravolto il concetto di museo eurocentrico. Il nuovo spazio culturale nigeriano è uno centro “in movimento”, immersivo, multisensoriale e interamente dedicato alla valorizzazione della cultura Yoruba, etnia tra le principali in Nigeria.

Progettato dall’architetto Seun Oduwole, il John Randle Centre situato nel quartiere Onikan si distanzia diametralmente dal Museo Nazionale costruito negli anni Cinquanta su modello occidentale, proponendosi come “un teatro della memoria vivente” piuttosto che un museo convenzionale, riporta il Guardian. Questo luogo di cultura – spiega la Cnn – cambia totalmente il paradigma e propone un luogo dove la cultura Yoruba viene vissuta, non conservata.

Le esposizioni offrono spazio agli abiti tradizionali, ai miti e alle leggende, con racconti registrati che valorizzano la tradizione orale della cultura Yoruba. Grande novità, il coinvolgimento del visitatore grazie alle nuove tecnologie che trasformano una visita al centro in un viaggio nel tempo e nello spazio. Una delle esperienze più interattive permette di trasformarsi virtualmente in alcune divinità tradizionali Yoruba.

Se nella prima fase il museo non possedeva collezioni, ora alcuni oggetti d’arte sono stati ottenuti grazie ai prestiti. Dal British Museum di Londra per esempio arriva il celebre sgabello Lander, al centro della controversia legata alla restituzione dei beni culturali.

Una presa di posizione indicativa è la presenza di indicazioni e didascalie nella lingua Yoruba in primo piano. “I testi in Yoruba sono stampati più grandi dell’inglese” ha spiegato l’architetto.

Anche il materiale con cui è stato costruito il museo – che vanta uno spazio espositivo di 1.000 mq – simboleggia la volontà di valorizzazione dell’architettura tradizionale Yoruba: pareti con elementi terrosi e cemento, una griglia dorata espressione della maestria degli artigiani. Il colore entra finalmente nello spazio espositivo, in contrasto con il modus operandi delle sale da museo dedicate all’Africa in Occidente. “Nei musei occidentali, la sezione africana è spesso nei sotterranei, buia. Questo museo invece esplode di colore e suono, per mettere in evidenza la vitalità e il dinamismo della cultura Yoruba” sottolinea l’architetto Oduwole.

“Se vai al British Museum di Londra, vedrai che l’Africa è nel seminterrato. È illuminata con cura, ma si tratta comunque di oggetti chiusi dietro vetrine, e non puoi muoverti liberamente” ha raccontato alla Cnn il dottor Will Rea, accademico britannico di origini nigeriane, specializzato in arte africana e storia Yoruba, uno dei curatore del John Randle Centre. “È qualcosa di molto diverso rispetto all’esperienza reale di essere per strada a Lagos o a Ikole. Perciò volevamo creare uno spazio vivace, pieno di colori e suoni – molto diverso dal museo occidentale tipico, dove tutto è silenzioso e ovattato”.

Un vero e proprio orgoglio nazionale e della diaspora Yoruba che potrebbe diventare un rivoluzionario modello museale per altri Paesi africani.

Foto di apertura: Hakeem Adedeji e Ayodeji Olukoju (Licenza Creative Commons)

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