Nelson Mandela. Il sogno che si fa storia

di AFRICA

di Silvana Leone

Nelson MandelaRiconciliazione è stata la parola più ricorrente durante l’incontro su Nelson Mandela che si è tenuto a Roma venerdì 25 gennaio. L’evento, coordinato da Paolo Masini (consigliere comunale del PD) e Padre Milani (missionario comboniano), è stato organizzato per presentare il numero speciale di Nigrizia dello scorso dicembre, dedicato al grande leader sudafricano.

Il Primo Consigliere dell’Ambasciata della Repubblica Sudafricana, Mnisi Zakhele, ha evidenziato l’impegno di Mandela per l’unità, raggiunta soltanto attraverso un grande lavoro per la riconciliazione dalla fine dell’apartheid. Tra i tanti racconti, è esemplare la nascita del nuovo inno nazionale, frutto della combinazione di due precedenti inni, un canto di protesta dell’African National Congress (ANC) e un inno dei dominatori boeri.

Per l’Onorevole Walter Veltroni, Mandela è uno dei pochi grandi miti contemporanei, di cui ha citato una delle sue frasi preferite e più emblematiche: “Un vincitore è solo un sognatore che non si è mai arreso”. Ne ha parlato come di un uomo da cui traspare un carisma naturale, forgiato dalla vita e dalle sofferenze vissute nei 27 anni di carcere. Mandela si è battuto affinchè, abolita l’apartheid, non ci fosse alcuna vendetta o forma di supremazia. E’ per questo che, nonostante si conoscesse l’identità degli oppressori e che la popolazione nera fosse più dell’80%, non ci furono spargimenti di sangue.

La Professoressa Itala Vivan, esperta in studi postcoloniali e culturali, ha messo in evidenza come Mandela sia il risultato di un’unione, fra la tradizione (suo padre era un capo xhosa della tribù sudafricana dei thembu) e la modernità. Adolescente in fuga dal suo villaggio, approda a Johannesburg, dove per un breve periodo lavorò in miniera (tutte esperienze che contribuiranno al suo apprendistato di leader). Mandela è un’icona perchè la sua vicenda è stata identificata con quella di un intero Paese. Tutto nella sua vita è diventato leggenda. Uomo dalle prudenti riflessioni e le audaci mosse politiche, con una capacità di gesti di riconciliazione inediti.

L’onorevole Jean-Lèonard Touadi ha parlato della lunga notte dei popoli neri per la libertà e i diritti. Per capire la lotta di Mandela bisogna partire dalla traversata degli schiavi africani verso le coste americane, passando per il panafricanismo di Dubois, la negritudine di Cèsaire e Senghor, le lotte di Malcom X e Martin Luther King. Mandela E’ riuscito a riattualizzare tutto questo, il suo pensiero politico si è sviluppato intorno all’idea di Rinascita Africana e ai concetti di unità e riconciliazione. Il pensiero di fondo che ha ispirato anche la Commissione per la verità e la riconciliazione è la filosofia dell’ubuntu, “io sono perchè voi siete”. La liberazione del popolo nero infatti non poteva avvenire pienamente senza aver liberato anche i bianchi, dalla schiavitù del loro odio.

Per Padre Efrem Tresoldi, direttore di Nigrizia, la figura di Mandela ha un significato e un messaggio per tutti, anche per noi che viviamo oggi in Italia. La sua eredità, la sua saggezza, le sue profezie di uomo della riconciliazione sono ancora tutte da scoprire. Ha lottato tanto perchè in questo processo venissero liberati “oppressi” e “oppressori”, convinto che l’inclusione delle vittime non potesse avvenire se non riabitando entrambi. Nella fase post-apartheid si impegnò da subito per individuare le responsabilità individuali senza mai colpevolizzare la comunità afrikaner nel suo insieme.

Cosa intende Mandela per “perdono”? Uscito dal carcere, dopo 27 anni di prigionia, disse: “Se non avessi perdonato i miei carcerieri, sarei ancora loro prigioniero”.

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