Mediterraneo – Unhcr: «Le Ong devono poter lavorare»

di Enrico Casale
migranti

«Ad ogni imbarcazione con la capacità di effettuare operazioni di salvataggio dovrebbe essere consentito di sbarcare nel posto sicuro più vicino». È la posizione espressa dall’Unhcr. «Per noi in questo momento la Libia non è un porto sicuro di sbarco», ha affermato in conferenza stampa il rappresentante per il sud Europa dell’agenzia Onu, Felipe Camargo. «Mi sembra difficile pensare che la guardia costiera libica possa salvarli tutti», ha aggiunto il rappresentante dell’Unhcr in Libia Roberto Mignone.

Con il blocco delle Ong, «la capacità di salvataggio è stata drasticamente ridotta e questo sta avendo un impatto in termini di vite umane», secondo la portavoce dell’Unhcr Italia Carlotta Sami.

Soltanto a giugno, secondo l’agenzia, è morta una persona su sette tra chi ha tentato di attraversare il Mediterraneo, contro un rapporto di uno ogni 38 nella prima metà del 2017. Questo ha portato a oltre mille morti da inizio anno, nonostante il calo delle partenze.

I centri di detenzione libici per i migranti «sono già sovraffollati, l’aumento degli sbarchi peggiora la situazione che rischia di diventare esplosiva», ha detto Mignone, interpellato sulle prese di posizione del ministro dell’Interno Matteo Salvini, favorevole a un incremento delle responsabilità nei salvataggi da parte della Guardia costiera libica.

Sulla situazione della sicurezza nel Paese tuttavia, «serve una risposta della comunità internazionale – ha spiegato Camargo – e non può essere fatta solo dall’Italia».

Funzionari dell’Unhcr – ha quindi annunciato – vedranno la prossima settimana il ministro Salvini, con cui discuteranno della situazione dei richiedenti asilo. Lo ha reso noto il responsabile per il Sud Europa dell’agenzia Onu, Felipe Camargo.

«Chiederemo di continuare a fare ciò che l’Italia ha fatto finora. L’Italia è stata generosa, ha offerto l’opportunità di protezione internazionale a chi lo ha richiesto. Chiederemo di accelerare le procedure e di essere sicuri che ci sia un’integrazione effettiva».

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