Guinea Equatoriale, Nguema minaccia le imprese francesi

di claudia
Teodoro Nguema Obiang Mangue

Il nuovo capitolo della guerra personale della famiglia Obiang contro la Francia si arricchisce con un fatto clamoroso: ieri sera il vicepresidente della Guinea Equatoriale Teodoro Nguema Obiang Mangue ha twittato la notizia di una denuncia presentata dal Procuratore generale dello Stato della Guinea Equatoriale contro le autorità francesi, accusati di aver venduto illegalmente beni di proprietà della Guinea Equatoriale. Nel suo tweet Nguema minaccia chiaramente Parigi: recupereremo gli importi dalle imprese francesi presenti in Guinea Equatoriale. L’ipotesi sul tavolo, scrive lo stesso Nguema, è “coinvolgere il Tesoro” guineano “per recuperare quei fondi tramite le imprese francesi residenti nel Paese”.

I fatti risalgono a più di vent’anni fa: nel 2008 la procura della Repubblica di Parigi depositò una denuncia per riciclaggio di denaro contro Teodoro Nguema Obiang Mangue, figlio del presidente guineano Obiang e all’epoca ministro dell’Agricoltura e delle Foreste, che secondo la procura e alcune Ong (tra cui Trasparency International, Sherpa e Acat France) provenivano dall’appropriazione indebita di fondi pubblici della Guinea Equatoriale. Il giudice del Tribunale di Parigi ordinò allora il sequestro di un immobile principesco da 110 milioni di euro al civico 42 di avenue Foch, a due passi dall’Arc de Triomphe, che ufficialmente era sede dell’ambasciata della Guinea Equatoriale (in teoria protetta dal principio di inviolabilità di una sede diplomatica). Oltre all’appartamento, con tutto il mobilio di pregio e le opere d’arte contenute, i giudici francesi sequestrarono una flotta di oltre dieci auto di lusso e sportive e uno yacht di 76 metri da 100 milioni di euro.

Teodoro Nguema, detto Teodorin, è stato accusato di aver deviato fondi acquisiti tramite l’estorsione, il furto e la corruzione dalle entrate petrolifere e dai fondi del ministero delle Foreste per investire in beni personali su territorio francese. Un’indagine simile del Dipartimento di giustizia americano portò a un sequestro altrettanto clamoroso e al successivo patteggiamento da parte di Nguema.

Due anni fa Nguema è stato condannato e i beni sequestrati messi all’asta: i proventi, spiegarono gli avvocati che vinsero la causa, sarebbero dovuti tornare in Guinea Equatoriale e investiti in opere sociali e di pubblico interesse. Il governo della Guinea Equatoriale ha fatto a sua volta causa, presso la Corte di Giustizia europea, contro il Tribunale francese, perdendo.

Negli ultimi mesi, e dopo le elezioni di novembre, i toni antifrancesi di Nguema hanno raggiunto picchi notevoli, come ad esempio quando ha accusato la compagnia di telecomunicazioni Orange di aver estorto il dominio oggi alla Guinea Equatoriale.

Oggi siamo ad un nuovo capitolo nella guerra personale tra Nguema e la Francia, un capitolo che potrebbe dare un vantaggio per il vicepresidente guineano viste le difficoltà politiche e diplomatiche di Parigi con diversi paesi dell’Africa occidentale e, soprattutto, visto il crescente sentimento antifrancese tra le popolazioni di questi paesi. Secondo l’ambasciatore guineano a Parigi la Francia “ha venduto beni dello stato guineano, valutati in 10 milioni di euro” ha accusato Nguema su Twitter. 

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