Guinea-Bissau | Urne aperte

di Enrico Casale

Oggi si vota in uno tra i Paesi più problematici e travagliati dell’Africa occidentale, la Guinea-Bissau, che sta vivendo in queste settimane l’avvicinamento all’appuntamento elettorale in modo non del tutto sereno. Sono circa 750mila gli iscritti nelle liste elettorali con diritto di voto, e c’è molta attesa per queste votazioni che possono diventare un punto di svolta per la vita democratica del Paese, che ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1974 ma che ancora conserva indici di povertà altissimi.

Povertà

Chi sono i candidati? Il presidente uscente José Mário Vaz si candida per un secondo mandato, dopo che nel 2014 riuscì a vincere al secondo turno le elezioni contro Nuno Gomes Nabiam, due anni dopo il sanguinoso colpo di Stato del 2012 che aveva impedito il regolare svolgimento del secondo turno delle elezioni, con l’arresto del candidato favorito per la vittoria, Carlos Gomes Júnior.

In una situazione incerta e tesa, con la morte improvvisa a poche settimane dal voto del presidente uscente Kumba Ialá, il Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (Paigc), il vecchio movimento che combatté la guerra di indipendenza contro i portoghesi, riuscì a vincere le elezioni esprimendo il presidente e la maggioranza in parlamento.

Elezioni 2014

In venticinque anni di storia indipendente, Vaz è il primo presidente che riesce a completare un intero mandato elettorale di cinque anni. Oltre a lui, tra i dodici candidati ammessi dalla Commissione Nazionale Elettorale ci sono ben quattro ex primi ministri, Domingos Simões Pereira, Carlos Gomes Júnior, Baciro Djá e Umaro Sissoco Embaló.

Durante i cinque anni di mandato, Vaz ha dovuto far fronte a una crisi istituzionale che rischiava di portare il Paese nel caos, quando fece dimettere nel 2015 il proprio primo ministro Gomes, che però non volle lasciare il proprio posto, forte dell’appoggio della maggioranza del Paigc.

Per questo il presidente si è trovato a guidare il Paese senza l’appoggio del Parlamento, come “anatra zoppa”, ed è stato necessario anche l’intervento dell’Ecowas (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) per calmare gli animi e superare, anche se solo parzialmente, la crisi.

Un’altra emergenza cronica della Guinea-Bissau, alla quale nessuno finora è riuscito veramente a dare una risposta, è il traffico di droga (soprattutto cocaina), che trova in questo Stato uno dei principali porti di attracco dal Sud America e uno dei principali centri di smistamento del prodotto, che viene poi redistribuito nelle rotte che vanno verso l’Europa attraverso il Sahara. Ancora oggi la Guinea-Bissau è considerata un «narco-Stato»: l’ultima grande operazione di sequestro è avvenuta all’inizio di settembre di quest’anno, con 1,8 tonnellate di cocaina trovate dalla polizia e successivi otto arresti di altrettanti narcotrafficanti.

Una sfida aperta, dunque, e da seguire, per provare a capire se il processo di democratizzazione e di stabilizzazione istituzionale potrà proseguire.
(Giovanni Pigatto)

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