Più di 460 pazienti e accompagnatori sono stati trovati uccisi in un ospedale maternità di El Fasher, capitale del Darfur settentrionale, secondo quanto riferito dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). Le immagini satellitari analizzate dalle Nazioni Unite confermano nuove prove di uccisioni di massa avvenute nelle 48 ore successive alla presa della città da parte delle Forze di supporto rapido (Rsf) domenica scorsa.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha verificato finora 185 attacchi contro strutture sanitarie in Sudan dall’inizio del conflitto nell’aprile 2023, con un bilancio di 1.204 morti e 416 feriti tra personale medico e pazienti, senza contare gli ultimi episodi. Solo nel 2025 si contano 49 attacchi, che hanno provocato 966 vittime.
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha segnalato che oltre 36.000 persone sono fuggite da El Fasher tra domenica e martedì, mentre migliaia restano intrappolate in città a causa dell’insicurezza e della mancanza di mezzi di trasporto. L’Ocha sta coordinando gli interventi umanitari a circa 40 chilometri di distanza, nell’area di Tawila, dove le famiglie sfollate vivono in siti sovraffollati e privi di ripari adeguati, servizi igienici e assistenza sanitaria.
Per far fronte all’emergenza, il sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari, Tom Fletcher, ha approvato un nuovo stanziamento di 20 milioni di dollari dal Fondo centrale per la risposta alle emergenze (Cerf) per sostenere le operazioni nel Darfur e nel Kordofan, che si aggiungono ai 27 milioni già erogati nel 2025.
La Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc) ha espresso “orrore” per l’uccisione di cinque volontari sudanesi della Mezzaluna Rossa e la scomparsa di altri tre durante una distribuzione di aiuti alimentari a Bara, nello Stato del Kordofan settentrionale. Dall’inizio della guerra, ventuno operatori della Mezzaluna Rossa sono stati uccisi.
L’Ocha ha ribadito che civili, operatori umanitari e personale sanitario devono essere sempre protetti, chiedendo nuovamente a tutte le parti di cessare immediatamente le ostilità, garantire corridoi sicuri e permettere l’accesso umanitario a tutte le aree colpite.



