Gender gap, c’è ancora molto da fare

di Enrico Casale
donne ivoriane

Secondo il World Economic Forum, che ha pubblicato due giorni fa il report sul gender gap relativo al 2021, l’impegno contro la diseguaglianza di genere sta producendo risultati in Africa Subsahariana, ma ci vorranno ancora 121,7 anni per raggiungere una situazione di parità. Il gap nella regione è attestato oggi complessivamente al 32,7%.

Delle 35 economie considerate, solo Namibia e Ruanda hanno colmato almeno l’80% delle loro lacune e occupano infatti posizioni alte nella classifica generale. Più della metà delle economie della regione (20 su 35) hanno fatto progressi. La migliore performance è quella del Togo, che partiva dal 61,5% e ha raggiunto il 68,3%. Anche Namibia, Mozambico ed eSwatini sono migliorate in modo significativo (2,5 punti percentuali o più).

L’Africa subsahariana ha colmato una parte significativa del divario alla voce Salute e Sopravvivenza (97,3%), ma va osservato che in alcune economie l’aspettativa di vita è comunque molto bassa. In termini di rendimento scolastico e accesso all’istruzione primaria, l’Africa subsahariana è in ritardo rispetto alle altre regioni, con solo l’84,5% di questo divario chiuso fino ad oggi.

Se ci si limita a considerare le generazioni più giovani, la situazione appare migliore, con il 99% (o più) di parità di genere raggiunta nell’iscrizione all’istruzione primaria in 12 economie su 35. Ancora oggi, tuttavia, ci sono economie in cui non tutti i bambini in età di scuola primaria vanno a scuola e le ragazze hanno meno accesso all’istruzione rispetto ai ragazzi. Ad esempio, in Angola e Nigeria solo il 67,3% e il 58,1% delle ragazze, rispettivamente, va a scuola.

Se si considera la dimensione della partecipazione economica e delle opportunità lavorative, il quadro migliora. Sette economie subsahariane hanno colmato almeno il 79% del divario. Tuttavia ce ne sono tre che devono ancora colmare più del 44% del loro divario. La migliore performance è quella del Burundi (85,5%). La peggiore riguarda il Mali (47,5%). Togo e Costa d’Avorio sono migliorate in modo significativo. In entrambe le economie, il principale motore del miglioramento è stato un aumento significativo del numero di alti funzionari donne. Sebbene molte donne africane facciano parte della forza lavoro, relativamente poche raggiungono posizioni di alto livello.

Le disparità tra le economie sono ampie anche in termini di reddito e salari. In Zambia, Burundi e Liberia resta da colmare meno del 3% del divario di reddito, sebbene i livelli di reddito siano bassi sia per gli uomini sia per le donne. Quattordici economie hanno colmato tra il 70% e l’84% dei loro divari. Solo in due economie il reddito delle donne è inferiore al 30% di quello degli uomini: Ghana (29,2%) e Mali (28,1%).

Il gender gap è molto presente anche a livello politico. L’Africa sub-sahariana ha in media chiuso solo il 20,8% del suo divario di genere nell’empowerment politico, tuttavia si segnalano anche dei casi virtuosi. Per esempio il Rwanda, che ha colmato il 56,3% del divario di emancipazione politica, il Mozambico (49,3%), il Sud Africa (49,3%) e la Namibia (46,3%). In Rwanda, la parità di genere è stata pienamente raggiunta nella quota di posizioni ministeriali e parlamentari. In altre economie la situazione è più mista. Ad esempio, in Senegal il 44% dei parlamentari sono donne, mentre in Etiopia il 40% dei ministri sono donne. Le situazioni di minor avanzamento si registrano in Nigeria, dove solo il 5,8% dei parlamentari e il 10,3% dei ministri sono donne, in Benin e in Burkina Faso, dove le donne in parlamento detengono rispettivamente solo l’8,4% del 6,3% dei seggi.

(Stefania Ragusa)

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