Dieci storie africane da leggere questa estate per viaggiare oltre i confini

di claudia
lettura

a cura di Stefania Ragusa

Storie di esilio e amicizia, voci dissidenti, viaggi identitari e memorie collettive: questi libri ci portano lontano, dentro e fuori l’Africa, attraverso romanzi, memoir, saggi e graphic novel che interrogano il presente e riscrivono il passato. Un’occasione preziosa per esplorare orizzonti letterari poco frequentati, ma ricchi di umanità, visione e coraggio.

Amici di una vita di Hisham Matar (Einaudi, 2024 Pp 366, €21)

Tre giovani libici, in esilio a Londra, diventano amici, si allontanano, si ritrovano, si separano per sempre. Due di loro – Khaled, voce narrante, e Mustafa – il 17 aprile del 1984 sono davanti all’ambasciata libica in St. James Square a una manifestazione contro il regime. Dalla finestra dell’ambasciata qualcuno spara sulla folla: loro e un’altra decina di studenti sono gravemente feriti; una giovane poliziotta muore. La vita dei ragazzi è ribaltata in un istante. Successivamente conosceranno il terzo amico, Hosam è uno scrittore dissidente. Un suo racconto, un’allegoria che incoraggia a ribellarsi a Gheddafii, letto un giorno a sorpresa sul BBC Arabic World Service, aveva avuto grande eco. Quando cade il regime, nel 2011, i tre hanno reazioni differenti… Un romanzo storico magnificamente scritto, che tocca grandi temi: il senso della vita, l’esilio, l’amicizia.

Essere uomini, essere veri

Quando viene pubblicato De Purs Hommes, nel 2018, Mohamed Mbougar Sarr è già riconosciuto come uno scrittore di talento ma è ancora lontano dalla fama che il premio Goncourt gli darà tre anni dopo. Protagonista del romanzo è un giovane docente, Ndéne Gueye, che si trova a vedere «il video che sta girando su tutti i telefonini del Paese» e ne resta profondamente turbato. Il video mostra una folla di uomini che dissotterra il cadavere di un uomo e lo trascina fuori dal cimitero, un trattamento che va contro l’umanità e la religione e che in Senegal viene riservato talvolta ai goor-jijeen, gli omosessuali. Il professore si mette a indagare sul passato dell’uomo e va anche a incontrare sua madre, diventando per questo bersaglio di sospetti e critiche. Gueye però non si ferma, il velo di ipocrisia che avvolge in Senegal l’argomento omosessualità gli si rivela nella sua insostenibilità. La necessità di attraversarlo o addirittura squarciarlo si impone.

Il libro viene accolto con grande favore in Francia. Un inno alla libertà e alla lucidità, lo definisce L’Express. «Questo romanzo», si legge nella recensione, «invita a guardarsi in faccia, qualunque sia il proprio volto. Il compito più difficile di sempre». Ma in Senegal, quando si tratta di omosessualità, di voglia di guardarsi in faccia ce n’è poca. Sarr viene attaccato duramente (anche da esponenti di rilievo del partito che ha recentemente vinto le elezioni) e la vendita del libro è interdetta.

In Italia non arriva l’eco della polemica. Sarr diventa un nome dopo il Goncourt, ma l’attenzione è tutta per La più recondita memoria degli uomini. A distanza di sei anni, però, Edizioni e/o, propone finalmente questo romanzo al pubblico italiano, mantenendo la cover dell’edizione originale e il titolo immutato: Puri uomini (158 pp, €17).

Scrivere dell’Africa

Quando si nomina Binyavanga Wainaina, alla maggior parte di noi (e con noi intendo persone che interessate alle arti e alle culture africane) viene in mente il famoso pamphlet del 2005 How to write about Africa. Si tratta di un testo brillante e spietato, tradotto in oltre venti lingue, che raccoglie una serie di prescrizioni paradossali volte a fare emergere banalità e sciocchezze ricorrenti nella rappresentazione del continente. Wainaina, che è mancato nel 2019, ha però prodotto molti altri testi, altrettanto sagaci e incisivi. Il volume Come scrivere dell’Africa (a cura di Achal Prabhala, 66thand2nd, 2024, pp. 417, €18) raccoglie il meglio della sua produzione letteraria, a partire dal primo racconto, pubblicato nel 1996 su un sito internet e a lungo considerato perduto. Questa silloge, che si conclude con il famoso pamphlet, permette al lettore di apprezzare l’ironia sfaccettata ma sempre aspra di questo scrittore e di scoprire lati inediti della sua storia. Per esempio, le aspirazioni “borghesi” che dal Kenya lo avevano condotto a vent’anni in Sudafrica, le prime esperienze imprenditoriali nella ristorazione e l’interesse per il cibo del continente. I personaggi dei suoi racconti, osserva Prabhala, «si fanno strada nel mondo con tutte le contraddizioni umane possibili», sottraendosi a quegli schemi che l’editoria occidentale sembra volere imporre agli autori africani. Wainaina non va controcorrente, si mette di lato e segue il suo percorso evitando del tutto la marea. Anche e soprattutto quando critica con singolare schiettezza la retorica occidentale, dagli aiuti umanitari al “gonzo” orientalismo di Kapuściński.

In coincidenza con la pubblicazione del volume, 66thand2nd propone anche una nuova edizione del memoir di Wainaina Un giorno scriverò di questo posto (pp. 291, €18).

In cerca di Transwonderland di Noo Saro Wiwa 66thand2nd, 2025, pp. 330, €18

A dieci anni esatti dalla prima pubblicazione italiana, la casa editrice 66thand2nd ripropone questointenso memoir di viaggio scritto dalla figlia del noto attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa. L’autrice racconta il suo ritorno in Nigeria, il paese in cui da piccola trascorreva le estati e in cui non aveva più messo piede, dopo l’esecuzione del padre. Con uno stile scorrevole e caldo, intrecciando ricordi personali con osservazioni sociali e scoperte, offre al lettore una prospettiva inedita e sincera su una nazione incredibilmente complessa e dinamica. Il viaggio diventa anche un percorso di riconciliazione con la figura del padre e con le proprie radici. Transwonderland, qualcosa che va oltre il Paese delle Meraviglie, è un famoso parco di divertimenti nella città di Ibadan, ma è anche un soprannome perfetto per la Nigeria.

Lezioni tunisine

I cento anni dalla nascita di Italo Calvino, ricorsi due anni fa, sono stati l’occasione per realizzare un evento e un testo collegato, entrambi di grande interesse. Calvino a Tunisi (a cura di Chiara Comito, Mesogea 2024, pp 126, €20) ha messo in scena un dialogo ideale tra alcune delle voci più significative della scena culturale tunisina e un gigante della letteratura italiana, amato e letto nel mondo arabo molto più di quanto dalle nostre parti si riesca a immaginare. Lo “scambio” ha preso le mosse dalle celebri Lezioni Americane, scritte per Harvard e divenute il testamento spirituale dello scrittore. Dovevano essere sei e furono cinque, ciascuna plasmata attorno a un valore-guida, una proposta, per traghettare la letteratura nel secolo in cui adesso ci troviamo, ridefinendo il suo rapporto con la vita e con la realtà. A Shukri al-Mabkhout, che in Italia è stato pubblicato da Edizoni e/o è toccata la leggerezza; alla poetessa Inés Abassi, la rapidità; ad Amira Ghenim, autrice de La casa dei notabili (Edizioni e/o), l’esattezza; a Azza Filali, medico prestata alla scrittura e pubblicata in Italia da Fazi, la visibilità; mentre ad Alì Becheur, grande narratore pubblicato da Brioschi e mancato nel 2024, poco dopo avere dato il suo contributo, la molteplicità. E a Becheur è comprensibilmente dedicato il volume che riunisce gli interventi e include le immagini di una mostra, omaggio all’esperienza giovanile di Calvino illustratore e al suo interesse per l’immagine, affidata a sei disegnatori tunisini emergenti. Una serie di contributi di accademici e traduttori italiani completa l’opera. Gli scrittori coinvolti nel progetto hanno analizzato i testi di Calvino in modo originale e produttivo, trovando connessioni con la loro realtà e la loro visione della letteratura. Si resta sorpresi, leggendo, dall’attenzione che il mondo arabo rivolge al nostro patrimonio letterario. Attenzione che troppo spesso non siamo in grado di onorare e ricambiare.

La scuola perduta di Tahar Ben Jelloun, La nave di Teseo, 2025, pp. 128 €15

La storia è ambientata in un villaggio africano senza nome e senza strade asfaltate, dove le automobili arrivano solo per sbaglio e i poveri hanno la preghiera come attività prediletta. In questo villaggio ritorna un giovane che, a differenza di altri, ha avuto l’opportunità di studiare e diventare maestro: ritorna con l’intenzione di fare scuola ai bambini. Ma ben presto i suoi piccoli allievi cominciano a sparire. Non è un sortilegio. Il fatto è che a poca distanza ha aperto una fabbrica che trova conveniente far lavorare proprio i bambini. Il maestro decide allora di andarsi a riprendere gli allievi… Un racconto d’autore, illustrato dai Lorenzo Mattotti, che affronta il tema dei diritti dell’infanzia e mette anche i giovani lettori di fronte al conflitto tra l’anelito a un’educazione a lungo termine e l’impellenza del bisogno economico.

Ferite etiopi

Ritorna il romanzo d’esordio di una delle più interessanti scrittrici etiopi contemporanee. In Sotto lo sguardo del leone (Einaudi, 2025, pp. 36, €20), Maaza Mengiste racconta gli ultimi giorni della monarchia di Haile Selassie e l’avvento del Derg, filtrandoli attraverso le vicende famigliari del medico Hailu, professionista affermato che si ostina a credere nel negus neghesti e nella sua capacità di tenere il Paese. L’Etiopia è attraversata da una terribile carestia. Selam, la moglie di Hailu, ammalata di cuore, sta per morire. La famiglia è concentrata sul proprio dolore ma Dawit, il figlio preferito di Selam, viene travolto dall’onda rivoluzionaria, che ben presto degenera nella violenza e nella dittatura, rivelando il suo volto contraddittorio. Mengiste intreccia la Storia con le singole storie della famiglia di Hailu, riuscendo a non fare mai il nome di Mengistu Haile Mariam, il Negus rosso che avrebbe tenuto in pugno il Paese fino al 1991. «Scrivendo questo libro ho dovuto decidere quando attenermi ai fatti storici riportando anche i nomi e quando ricorrere a circostanze o nomi di fantasia», aveva spiegato all’epoca l’autrice. «Nel caso dell’imperatore, che era già diventato un personaggio leggendario e per molti versi un mito, non ho avuto difficoltà». Ma riguardo al leader del Derg, reale e prossimo ancorché riparato in Zimbabwe, le cose stavano diversamente. «Volevo che il racconto riguardasse le vittime del regime e non coloro i quali avevano perpetrato questa violenza. Volevo concentrarmi su quelli che hanno sofferto». Ed effettivamente Mengiste riesce in questo libro a passare in rassegna i volti molteplici e dolorosi delle illusioni, in uno sviluppo non immune da ingenuità ma fortemente psicologico e sociale. Non a caso, qualche anno fa, l’autorevole testata britannica Guardian ha inserito questo romanzo tra i tre libri migliori per raccontare l’Etiopia.

Lampedusa di Dionigi Albera, Carocci editore, 2025, pp.146, €19

Si è parlato tanto di Lampedusa, in questi ultimi anni, associando l’isola alle drammatiche vicende legate alla migrazione e alle morti in mare. In tutto ciò, la storia dell’isola, il suo essere stata e continuare ad essere un luogo fisico di incontro e convivenza tra genti e tradizioni diverse, è passata in secondo piano. A Lampedusa è accaduto a lungo, per esempio, che cristiani e musulmani si trovassero a pregare negli stessi luoghi: una grotta-santuario citata da numerose fonti. E non è un caso che in pieno illuminismo Denis Diderot citasse l’isola come meta possibile per costruire, in mezzo al mare, un popolo felice. Questo libro ci permette, con dovizia di esempi e testimonianze, digressioni letterarie e filosofiche, di riscoprire in profondità questa frontiera aperta e non armata in cui Africa ed Europa si sono sempre parlate. L’autore è un antropologo, specialista riconosciuto del mondo mediterraneo.

Italiana, con permesso di soggiorno di Takoua Ben Mohamed, Rizzoli, 2025, pp. 240, €16,90

L’autrice ha già pubblicato diverse, riuscitissime graphic novel, ma questa è la prima che si rivolge espressamente ai ragazzi ed è chiaramente autobiografica. La protagonista si chiama Takoua, vive a Roma e ha 14 anni, è dunque un’adolescente, una studentessa, spigolosa come altre. È anche, tuttavia, la figlia di un imam, quindi frequenta la moschea e studia il Corano. Ogni giorno è impegnata nella sua battaglia personale per restare in equilibrio tra due mondi: appartiene a entrambi ma entrambi a tratti la respingono e la mettono in discussione. Pure Marco, il suo migliore amico, nonostante sia italiano doc e biondo come l’oro, si trova in una situazione simile… E Takoua, italiana con permesso di soggiorno, capisce che non solo la consapevolezza personale ma anche l’unione e la condivisione con chi ci sta vicino sono determinanti per essere più forti.

“La donna dai mille destini” di Igiaba Scego, Solferino, 2025, pp. 96 – €10,50

Questo volume agile racconta la vita straordinaria di Nawal El Saadawi (1931–2021), medico e attivista egiziana, pioniera del femminismo arabo. Scego ne ripercorre l’infanzia in Egitto, la laurea in medicina, l’impegno contro le modificazioni genitali femminili e la prigione subita sotto il regime di Sadat. Nawal è stata anche una scrittrice prolifica. Attraverso i suoi libri ha denunciato l’oppressione patriarcale, religiosa e coloniale, mettendo spesso a rischio la propria vita. L’autrice intreccia la sua voce con quella dell’attivista, creando un dialogo tra donne e generazioni. Il libro è un atto d’amore e resistenza, che celebra la scrittura come arma politica. Una lettura che invita a conoscere o riscoprire una figura indispensabile del pensiero globale.

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