Costretti a mendicare, da Bissau a Dakar la tratta dei talibé

di Stefania Ragusa

«Quando il marabout è venuto a casa nostra, ci ha mostrato una foto di una bella casa in Senegal e ha detto a me e ai miei genitori che se fossi andato con lui avrei vissuto lì e avrei imparato il Corano», racconta Sadio. «Sono andato ma non c’era quella casa ad aspettarmi. Adesso chiedo l’elemosina per strada e non vedo i miei genitori da due anni». Il marabout, per andare a prendere Sadio e altri bambini aveva attraversato il confine poroso e incerto che separa il Senegal dalla Guinea Bissau e che “corre” lungo la Casamance. Attratti dalla possibilità di ricevere una formazione religiosa presso una scuola coranica e sotto la protezione di un marabout, centinaia di bambini come Mamadou attraversano ogni anno la frontiera e vengono messi sulla strada a mendicare. Una ricerca, realizzata da Mouhamadou Kane e Mamadou Abdoul Wane per conto di EnactAfrica e pubblicata pochi giorni fa, porta luce sul traffico di bambini in questa area di Africa Occidentale e sul fenomeno dei talibé. Il titolo della ricerca è Forced to beg, ossia costretti a mendicare.

Cosa vuol dire talibé È una parola che deriva dall’arabo “talib”, ossia persona che va in cerca della conoscenza, ed è usato in Senegal per indicare in generale il discepolo di un marabout ma anche i bambini che vivono nelle comunità religiose e vanno in giro a fare i questuanti. Talvolta i bambini sono impiegati in mansioni lavorative. Accanto a vere scuole coraniche, in cui gli allievi sono formati e educati, ci sono in Senegal numerose istituzioni fittizie che prosperano sullo sfruttamento dei bambini.

L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) stima che l’accattonaggio dei bambini generi oltre 8 milioni di dollari ogni anno per gli insegnanti di Corano in Senegal, mentre Human Rights Watch ritiene che i piccoli talibé siano almeno 100.000. Non ci sono dati precisi sul numero di quelli provenienti dalla Guinea Bissau, ma si presume che siano parecchi.

Quanto può rendere l’accattonaggio «Il nostro studio ha scoperto che un marabout che opera a Dakar può guadagnare fino a un milione e mezzo franchi cfa al mese (pari a 2.514 dollari), mentre a Saint-Louis può guadagnare fino a 375mila franchi cfa (pari a 628 dollari) al mese», affermano gli autori della ricerca. «A Kolda, l’accattonaggio può generare fino a 275mila franchi cfa (461 dollari) al mese per insegnanti coranici».

L’accattonaggio forzato è iniziato in Senegal dopo l’indipendenza e la redditività dell’accattonaggio secondo Human Rights Watch ha indotto molti marabout senza scrupoli impegnarsi in questa pratica.
A oggi i principali recrutatori sono gli insegnanti. Le città di Dakar, Saint-Louis, Thiès e Mbour sono le destinazioni principali, mentre il cuore dello smistamento si trova a Kolda, in prossimità della Guinea Bissau. «Le donne svolgono un ruolo importante nel traffico di bambini», riferiscono i ricercatori. Passano dalla Guinea Bissau al Senegal portando i bambini e presentandoli come figli o parenti.

Come vengono reinvestiti questi soldi “sporchi” Il traffico di bambini è uno dei fenomeni criminali più in più rapida crescita in Africa occidentale. C’è una vasta letteratura sui bambini mendicanti in Senegal, ma non è stata prestata finora molta attenzione all’organizzazione che guida e produce il fenomeno, né alla destinazione finale dei proventi della tratta. La ricerca sul campo condotta da EnactAfrica ha scoperto che alcuni marabout, soprattutto quelli che operano a Dakar e SaintLouis, reinvestono i soldi sporchi in immobili, costruzioni case in affitto. Secondo quanto riferito, spesso possiedono anche taxi urbani che operano informalmente, i cosiddetti clandó. Il denaro illecito viene anche riciclato per acquistare e vendere anacardi e carbone. Alcuni marabout, secondo le testimonianze raccolte dai ricercatori, utilizzano il denaro per finanziare progetti di migrazione illegale verso l’Europa.

Cosa dovrebbero e potrebbero fare i governi per fermare il traffico A conclusione della ricerca, Mouhamadou Kane e Mamadou Abdoul Wane, evidenziano alcune raccomandazioni destinate sia al governo del Senegal sia a quello della Guinea Bissau. «La Guinea-Bissau dovrebbe promuovere iniziative di sviluppo per ridurre la vulnerabilità di genitori e figli nelle comunità rurali. In collaborazione con organizzazioni non governative locali, dovrebbero avviare campagne di sensibilizzazione nei villaggi delle vittime della tratta di bambini per mostrare la realtà dell’accattonaggio dei bambini in Senegal». La ricerca ha evidenziato infatti che nella maggior parte dei casi le famiglie affidano i bambini ai trafficanti pensando di dare loro migliori opportunità educative. «La Guinea-Bissau dovrebbe anche attuare un monitoraggio e un piano di valutazione per l’effettivo ritorno e reinserimento dei minori vittime». La ricerca ha evidenziato delle grosse carenze a livello della gestione dei ritorni una volta individuati i bambini trafficati e riconosciuti come guineani.

«Il governo del Senegal dovrebbe adottare il suo disegno di legge sul riforma delle scuole coraniche». Nel 2018 era stato presentato un disegno di legge volto a regolare l’insegnamento coranico tradizionale
integrandolo con elementi formativi moderni e coinvolgendo insegnanti coranici qualificati. A causa dell’opposizione delle lobby religiose, il disegno di legge deve ancora essere adottato. «I governi del Senegal e della Guinea Bissau dovrebbe stabilire un memorandum bilaterale di comprensione per scambiare informazioni, condotta indagini transfrontaliere e fornire capacità di costruire per migliorare i metodi di rendicontazione e identificazione delle vittime».

(Stefania Ragusa)

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